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Il disastro di Genova: una città devastata

I viadotti dei Romani duravano millenni. La stessa cosa, invece, non si può dire dei ponti italiani, come ha confermato il crollo del ponte Morandi a Genova, il 14 agosto di quest’anno. Erano le 11:36 quando un boato ha sovrastato il rumore della pioggia che quella mattina batteva incessante sulla città. I soccorsi sono arrivati in fretta, precipitandosi a scavare tra le macerie.

Fin da subito si comprende che, se il destino ha miracolosamente lasciato illeso qualcuno, ha soprattutto provocato feriti e, purtroppo, ben 43 morti. Inoltre, tutti gli abitanti della “zona rossa”, cioè dell’area circostante al ponte, da quel giorno hanno dovuto affrontare il caos: 566 sfollati hanno perso le loro abitazioni e Genova si è bloccata a causa della “tragedia inaccettabile”, come l’ha definita il presidente Mattarella ai funerali di Stato. Parecchi esponenti dei vari partiti hanno infatti espresso le loro condoglianze ai familiari delle vittime, ma non hanno superato le loro controversie politiche nemmeno in questa occasione. Sembrerebbe invece che tutti siano d’accordo nell'ammettere la necessità di capire la vera causa di questa catastrofe, benché sia ormai chiaro che l’allarme degli ingegneri sul pericolo cui si andava incontro sia stato ignorato da chi, invece, avrebbe dovuto intervenire per la messa in sicurezza del ponte, così come per tutte le altre infrastrutture a rischio. Però, mentre ancora si indaga tra i vertici di Autostrade per l’Italia e i funzionari del Ministero per le Infrastrutture, sono nate le più suggestive ipotesi sulle ragioni del crollo, che non prendono per niente in considerazione l’inchiesta della Procura di Genova ancora in corso.

Tra chi tenta di giustificare un tale disastro con una banale crepa (in realtà presente da mesi) o con il colpo di un fulmine (peraltro non caduto direttamente sulla struttura del ponte), l’ipotesi più accreditata, non facile da smentire, ma ancora lontana da una sicura conferma, è quella di una criticabile manutenzione da parte della società Autostrade per l’Italia, che non sembra abbia garantito le opere necessarie alla buona conservazione di una struttura edile simile.

Tuttavia, mentre proseguono le indagini e si attende una spiegazione adeguata dell’accaduto, i Genovesi vivono irrimediabilmente numerose difficoltà, a partire dalla complicata situazione della viabilità urbana, ancora parzialmente bloccata. Infatti, nonostante siano già stati proposti dei progetti per la ricostruzione di un nuovo ponte, tra cui quello realizzato dal celebre architetto Renzo Piano, nulla di concreto ha migliorato la situazione. Pertanto, i genovesi hanno deciso di scendere in piazza per manifestare contro il nostro governo, che non sta supportando i cittadini a ricostruire un futuro meno incerto.

Insomma, così come Genova, tutta l’Italia è stata profondamente scossa dall'episodio, che fa seriamente riflettere sull'importanza dei beni pubblici per noi cittadini. La mia speranza, che credo sia quella di tutti, è che l’Italia sappia rialzarsi da questo difficile evento, impari ad affrontare gli imprevisti e a porre più attenzione sulla manutenzione del nostro Paese, affinché simili catastrofi diventino soltanto un lontano ricordo.

Paola Carpinteri

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