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50 anni di The dark side of the moon

Destinato a diventare un’icona assoluta del panorama musicale contemporaneo e futuro, cinquant’anni fa (precisamente il primo marzo) il mondo ascoltò per la prima volta The Dark Side Of The Moon, pietra miliare frutto delle menti geniali di Roger Waters, David Gilmour, Rick Wright e Nick Mason. A seguito dell’allontanamento di Syd Barret (fondatore originario dei Pink Floyd), dovuto alle sue condizioni psicologiche sempre più instabili, l’uscita di quest’album concesse al gruppo un’opportunità di riscatto. Ad oggi il disco è considerato infatti lo spartiacque tra il rock psichedelico dei sette album precedenti (nei quali aleggia la presenza notevole quanto distruttiva di Barret) e i sette successivi, tra cui figurano titoli importanti come Wish You Were Here, Animals e The Wall. A distanza di poco tempo da quel fatidico primo marzo tutti avevano un vinile di The Dark Side Of The Moon all’interno della propria casa; stiamo parlando, del resto, del cosiddetto “album dei record”, che è rimasto nella classifica di Billboard per un totale di 930 settimane (di cui 741 di fila), record tutt’oggi imbattuto. Ma a cos’è dovuto tanto successo? Sicuramente rispondere “la qualità” sarebbe scontato e fin troppo riduttivo in quanto non esiste una risposta giusta, o meglio, non esiste soltanto una risposta giusta. Per non cadere nella banalità si potrebbe, ad esempio, “psicanalizzare” questo capolavoro. The Dark Side Of The Moon è un concept album che ripercorre la vita dell’uomo, dalla nascita alla morte (motivo per cui sia all’apertura che alla chiusura del disco si ha la riproduzione di un battito cardiaco persistente). Nel trattare ciò i Pink Floyd hanno però tenuto conto di alcuni elementi di grande impatto per la vita stessa, quali il denaro e la corruzione, la guerra e la violenza, la follia e l’alienazione (chiaro riferimento a Barret), mostrando appunto il lato oscuro della luna. Spesso, inoltre, queste tematiche confluiscono insieme all’interno di una singola canzone; le grida della donna in The Great Gig In The Sky, ad esempio, sono assimilabili sia al dolore da lei provato durante la nascita del suo bambino, sia alla paura della morte. Il tutto è poi coronato dalla musica, innovativa non solo per quanto riguarda la strumentazione, ma anche in riferimento ai molteplici suoni (elicotteri, passi, orologi). Essa ha un forte ruolo comunicativo, a tal punto da prendere il sopravvento in alcune tracce che sono appunto prive di testo, riuscendo perfettamente a richiamare, tramite i suoni e gli arrangiamenti, le tematiche trattate. È chiaro dunque che questo album non abbia cambiato soltanto le vite dei suoi ideatori, ma tutto il corso della musica, sino ai giorni nostri. Ciò dimostra che, sebbene sia trascorso già mezzo secolo dalla sua pubblicazione, The Dark Side Of The Moon altro non è che musica senza tempo.

Francesca Cannata


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