Un film drammatico e riflessivo diretto da Salvador Calvo che racconta il dramma dell’emigrazione attraverso tre differenti storie con temi, persone e luoghi che si incontrano in momenti diversi. La prima storia si apre con la fuga di migranti di varie parti dell’Africa che, clandestinamente tentano di scavalcare un muro con del filo spinato per raggiungere la Spagna. Un breve filmato divenuto virale riprende tre guardie civili che nel tentativo di impedire lo sconfinamento si ritrovano accusate di aver ucciso Tatou, un prigioniero politico del Congo ma poi prosciolte dall’accusa a seguito di un processo. Nello stesso tempo un’altra storia di fuga viene raccontata: quella di due fratelli, Alika e Adù, che assistono all’uccisione di un elefante da parte di bracconieri e ciò si intreccia con la storia di un attivista ambientale che tenta di fermare i trafficanti di zanne. I bambini scappano dal luogo dell’accaduto ma i bracconieri temendo di essere denunciati fanno irruzione a casa loro e uccidono la madre. Inizia così la loro tortuosa e drammatica avventura per raggiungere il padre in Spagna.
Con l’aiuto di un trafficante di esseri umani, riescono a salire nel carrello di un aereo, che avrebbe dovuto portarli in Francia. Durante il tragitto Adù perde la sorella che muore assiderata. Egli si ritroverà ancora in Africa, per aver sbagliato aereo, da solo con un ragazzino, Massar, al centro di polizia. Da lì comincia il loro viaggio insieme e la loro amicizia. L’attivista ambientale vive, dal canto suo, i problemi con la figlia ribelle, che la convince a ritornare in Spagna.
Massar e Adù, da Ceuta per mezzo di salvagenti attraversano il breve tratto che li separa dalla Spagna. Sfiniti verranno salvati dalle guardie costiere.
Il film suscita forti emozioni agli occhi dello spettatore ed è un invito a riflettere su tutto ciò che separa l’umanità, barriere, confini, indifferenza, crudeltà. È il tutto visto con gli occhi di un bambino di sei anni. Nel 2018, 70 milioni di persone hanno lasciato il paese per un futuro migliore, tra cui metà erano solo bambini che si sono ritrovati indifesi e sperduti come Adù. E chissà quanti di loro, purtroppo, non sono mai arrivati.
Baja Jolanda e Giada Gentile
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