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AMERICAN HISTORY X

Derek è il maggiore di quattro fratelli. Da quando il padre è venuto a mancare, ucciso per mano di uno spacciatore afroamericano, egli si è sempre più avvicinato al neonazismo, finendo per unirsi a una setta denominata “Fratellanza Ariana”. Una notte, sorprendendo un gruppo di ragazzi di colore intenti a rubargli l'auto, Derek non esita ad ucciderne due: il suo destino sarà da quel momento segnato. Viene, infatti, arrestato seduta stante e condannato a tre anni di carcere. Questa si rivelerà per lui un'occasione per mettere per la prima volta e, una volta per tutte, in discussione la sua identità. Presto, però, il fratello minore, Danny, decide di entrare a far parte della stessa setta con l’intenzione di render fiero il fratello che, al suo ritorno a casa, in realtà, non si mostra affatto soddisfatto della cosa. Da quel momento in poi emergerà quel che il giovane ha subito dietro le sbarre e che lo hanno portato a liberarsi dagli schemi di pensiero che lo imprigionavano in una visione fatta d'odio per il mondo.

Il film è diviso in due parti: la prima in B/N, che racconta il passato, e la seconda a colori, per le scene ambientate nel presente. È tale divisione a consentirci di orientarci meglio nella narrazione, che si avvale di continui flashback.

Nonostante la scorrevolezza di quella che non può che essere definita una narrazione tutt'altro che leggera, sostengo che la pellicola si soffermi molto a lungo sulla parte introduttiva, per arrivare poi ad un finale affrettato. Ciò è dovuto a causa di profonde controversie tra il protagonista Edward Norton e il regista Tony Kaye, il quale ad oggi ammette di ripudiare il film. Tuttavia, il ritmo narrativo è in linea con la storia, radicalmente sconvolta dal plot-twist finale.

Vorrei mettere in evidenza la performance, a mio avviso, degna di nota di Norton, che si può dire incarni incredibilmente la furia di molti giovani americani dell'epoca (la storia s'ispira infatti al vero, da una parte l'infanzia dello sceneggiatore, dall'altra la vita dell'ex skinhead Frank Meeink) e, ahimè, ancora di oggi. Volendo presentare i tratti salienti del linguaggio allusivo presente nella pellicola, è interessante notare che la doccia fatta da Derek una volta fuori dal carcere sia classico simbolo di rinascita e purificazione; la nuvola di fumo soffiata da Danny in faccia ad un suo aguzzino indica l'intenzione di cancellarlo; la quiete del mare sia all'inizio che alla fine indica la ritrovata pace, al di là del rancore e della frustrazione.

Ad una visione disattenta e superficiale, il finale sembrerebbe suggerire che il razzismo nella società americana non sia poi così ingiustificato ma, in realtà, basta poco, anche la sola citazione conclusiva, per capire che dietro la vicenda si cela un forte messaggio contro l'odio, indipendentemente dallo schieramento dal quale viene propagato. Concludo dicendo di prestare inoltre attenzione al valore dell'influenza, sia positiva che negativa, avuta da ciascuno sull'altro...!



Lisa Caruso

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