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Euphoria

Euforia: Sensazione accentuata di benessere con tendenza all'ottimismo e all'ilarità, talvolta artificialmente prodotta dall'uso di droghe o di eccitanti, o anche derivante da malattie nervose. Dare questo nome a questa serie non è stata un'improprietà lessicale, lo show infatti fa vedere tutti gli stadi di una dipendenza da droga e fa questo tramite la storia di Rue, una sedicenne appena uscita da rehab. Gli autori però non hanno fatto l’errore di attuare una romanticizzazione della dipendenza, hanno invece mostrato senza filtri tutte le conseguenze degli stupefacenti. Inserita in un contesto adolescenziale contemporaneo Euphoria riprende la tendenza degli ultimi anni, presente per esempio già in 13 reasons why, di mostrare un ambiente fortemente malato, dove alcool e droga sono all’ordine del giorno. Questa inclinazione a ritrarre un quadro così drammatico porta indubbiamente a riflessioni, la prima domanda a sorgere è: E’ una rappresentazione veritiera? Seguita subito da: Che effetto fa sul pubblico? La costante rappresentazione di un ambiente adolescenziale in queste condizioni potrebbe, a lungo andare, monopolizzare il pensiero comune di generazioni lontane dalla nostra, che quindi non sono a conoscenza delle esatte dinamiche. Lungi da me negare che ci siano problemi del genere o affermare che queste rappresentazioni non aiutino effettivamente ad accrescere la social awareness, purtroppo però è difficile non lasciare spazio a interpretazioni errate, specialmente quando ci si rivolge ad una grande fetta di pubblico. L’estetica di Euphoria è un grande esempio di comunicazione visiva. Infatti, tramite il trucco, i colori, scenografia e movimenti di camera riesce a trasmettere il forte stato di confusione nel quale si trovano tutti gli adolescenti della serie. Vi è una costante ripetizione dei toni del viola e del blu, che danno all'atmosfera un carattere cupo e quasi psichedelico, richiamando quasi le ambientazioni di Tim Burton. Il cast di Euphoria non delude: il volto di Zendaya spicca sicuramente tra gli altri, sia per la sua notorietà ma anche per la sua performance, è come se il ruolo risultasse nelle sue "corde". Un ultimo pregio che vorrei sottolineare è quello dell'inclusivity. La serie non mostra quella realtà, sterile e ormai definitivamente passata, di persone che rispondono a canoni imposti dalla società tipo. Euphoria risulta quindi cruda e diretta, con l'intento di sensibilizzare nella maniera più effettiva possibile. Se l'abbia fatto o meno, lo lascio a vostra discrezione.


Mariagloria Parisi.

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