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House of the dragon: fuoco e sangue

L’anno scorso ho scelto di parlarvi di The rings of power, la serie che tratta i fatti antecedenti alla trilogia de Il Signore degli Anelli, uscita il 2 settembre; in questo numero voglio allontanarmi dall’universo di Tolkien per dirigermi verso il mondo di George R.R. Martin, quindi sì: sto parlando di House of the Dragon (come del resto avrete letto dal titolo). Come The rings of power, anche HOTD è un prequel, ambientato circa 200 anni prima degli eventi delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco (i libri di Martin a cui si ispira Game of Thrones) e a sua volta basato su un libro, Fuoco e sangue. Mentre quest’ultimo si apre con Aegon Il Conquistatore, artefice del famigerato trono di spade, narrando a seguire i 150 anni di storia della casata dei Targaryen, i fatti della serie coprono soltanto l’inizio della fine della loro dinastia al potere, partendo direttamente dal regno di Viserys I. La serie è quindi incentrata principalmente sugli eventi che hanno determinato la cosiddetta “danza dei draghi”, una guerra civile tra Rhaenyra e il fratellastro Aegon II (figli di Viserys I) per il trono di spade, che vedrà non solo la divisione della famiglia ma dell’intero popolo di Westeros. La serie è un prodotto della piattaforma HBO, ma è stata distribuita in Italia da Sky Atlantic a partire dal 29 agosto scorso. Essa vede come autori del programma George Martin e Ryan Condal, mentre il ruolo di showrunner è stato affidato a Miguel Sapochnik. Per quanto riguarda invece il cast, tra gli attori principali ritroviamo Milly Alcock (giovane Rhaenyra Targaryen), Emily Carey (giovane Alicent Hightower), Emma D’Arcy (Rhaenyra adulta), Olivia Cook (Alicent adulta), Matt Smith (Daemon Targaryen), Paddy Considine (Viserys I) e Tom Carney (Aegon II). Ebbene, House of the Dragon è stata acclamata a tal punto da risultare ad agosto la premiere più vista del 2022, motivo per cui HBO ha stabilito, nel mese stesso del debutto, il rinnovo della serie per un’altra stagione. La prima è giunta ormai quasi a compimento e pare chesia stata apprezzata da molti, nonostante i pregiudizi dati dal finale di Game of Thrones che ha lasciato gran parte del pubblico insoddisfatto e (oserei dire) deluso. Personalmente, ritengo che questa serie abbia sapientemente giocato la carta della nostalgia riproponendo le dinamiche tipiche (ma mai scontate) della serie madre e accompagnandole ancora una volta con la musica del compositore Ramin Djawadi (e anche dalla stessa sigla ormai celebre). Direi quindi che la storia dei Targaryen abbia retto egregiamente il confronto sia con la serie più costosa al mondo (The rings of power, uscita appunto in contemporanea), sia con la serie madre che, fatta eccezione per il finale, è comunque considerata una perla del genere fantasy, divenendo dunque una sua degna erede.

Francesca Cannata


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