I DIRITTI UMANI PRIMA DI TUTTO… MA NON SEMPRE

Soltanto pochi giorni fa abbiamo assistito alla naturale indignazione suscitata dal prolungamento di 45 giorni della custodia cautelare di Patrick Zaki, lo studente dell’Università di Bologna ingiustamente accusato dalle autorità egiziane di propaganda sovversiva, le cui vicende, dopo oltre 10 mesi di reclusione, sono tristemente note. Contemporaneamente, il presidente Macron conferiva a Parigi la “Legion D’Onore”, la più alta onorificenza della Repubblica francese, proprio al presidente egiziano, Al-Sisi. Tuttavia le immagini delle fastose cerimonie con cui è stato accolto non sono state scattate dai giornalisti francesi, che a dire il vero non hanno avuto neanche la possibilità di presenziare ai vari appuntamenti tra i due leader semplicemente perché nell’agenda di Macron figurava soltanto una breve conferenza stampa. Sono stati quindi i media egiziani a testimoniare gli incontri, i cui punti salienti sono, da un lato, la negazione da parte di Al-Sisi di qualsiasi violazione dei diritti umani nel suo Stato, dall’altro, la rassicurazione da parte di Macron che la vendita di armi all’Egitto non cesserà. Lo stesso Macron, che fino a poco tempo prima si era apertamente schierato contro Erdogan e aveva ribadito i principi repubblicani con il suo progetto di legge contro l’islam radicale, ha dunque preferito anteporre al rispetto dei diritti umani, con il pretesto di voler attuare un dialogo anziché un boicottaggio, la tutela dei propri interessi economici e geopolitici. Lungi dalla strumentalizzazione dell’accaduto, che per la sua ambiguità si presta ad essere oggetto di critica, non possiamo ignorarne la gravità: abbiamo da poco celebrato la Giornata mondiale dei diritti umani (10 dicembre), ascoltando parole di condanna da tutti i fronti, ma, a quanto pare, la realtà ci obbliga alla disillusione. Che valore assume, ad esempio, il recente “Magnitisky Act europeo” (strumento legislativo che, sommato alle leggi già esistenti, consente una più efficace punizione delle violazioni dei diritti umani) se manca la coesione tra chi rappresenta l’Unione? In che modo si può realizzare un’azione mirata e decisiva se non vi è concordia nelle linee politiche attuate? Questi, e tanti altri interrogativi, non possono trovare una risposta nella retorica populista, che spesso tace quando si tratta di affrontare tematiche che implichino un riscontro concreto; bensì necessitano di un impegno costante, affinché alla sensibilizzazione dei cittadini si accompagni l’intervento pragmatico delle istituzioni. Al giorno d’oggi accade di frequente che siano confinati al passato fenomeni deprecabili tuttora ricorrenti, ma è nostro dovere riconoscere nella realtà quotidiana, sia in quella che viviamo personalmente, sia in quella che conosciamo attraverso i mezzi più disparati (dalle inchieste ai social), le tracce di tali eventi ed esprimere la nostra solidarietà, nonché acquisire la consapevolezza che la libertà è per tanti ancora un’utopia. Una democrazia solida, però, deve ascoltare le voci di tutti, e la cooperazione internazionale deve consentire che questo accada ovunque: oggi in particolar modo, la pandemia ha ridefinito il delicato equilibrio su cui poggiano le relazioni tra gli Stati e all’interno delle singole comunità sono variate le dinamiche e le priorità. Cionostante, è imprescindibile continuare a garantire il rispetto delle libertà di ciascuno, altrimenti mineremo le fondamenta di un futuro libero ed egualitario.

Paola Carpinteri