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Killers of the Flower Moon

Dopo The Irishman (2019), Martin Scorsese decide di tornare sul grande schermo con un altro grande progetto: Killers of the Flower Moon. Il film è stato di recente presentato in anteprima (fuori concorso) in occasione della 76esima edizione del Festival cinematografico di Cannes, riscuotendo così i primi feedback. Si tratta dell’adattamento cinematografico dell’omonimo libro ad opera del giornalista statunitense David Grann, esponendo i fatti realmente accaduti nell’Oklahoma (USA) in pieno proibizionismo. Qui, più precisamente nella comunità indiana di Osage, si consumarono molteplici omicidi dovuti alla scoperta di vari giacimenti di petrolio nella zona: ciò che dava fastidio era sostanzialmente il fatto che per la prima volta gli indiani fossero i ricchi e i bianchi i dominati. Il film è stato presentato come il primo vero Western di Scorsese, il quale ha deciso questa volta di discostarsi dai gangsters movies (vedi The Departed, Taxi Driver, Quei bravi ragazzi); effettivamente la componente western sembrerebbe presente, eppure sarebbe riduttivo limitarlo a questa categoria senza considerare che, secondo le prime recensioni, questo sarà il film più politico del regista statunitense. L’intero intreccio delle vicende, curate dal regista insieme ad Eric Roth (sceneggiatore di pellicole come Forrest Gump), cerca di restituire infatti agli Osage il rispetto e la giustizia di cui in passato sono stati terribilmente privati: è stato Scorsese stesso, in una delle sue interviste, ad affermare che lo scopo principale del progetto consiste nel portare in scena una vicenda storica che ha bisogno di sopravvivere nella memoria perché non vuole e non deve essere dimenticata. Per raggiungere tale fine nel modo più convincente possibile, Scorsese si serve dei suoi “cavalli di battaglia”, quali Robert De Niro e Leonardo di Caprio, insieme ad altri volti conosciuti, come John Lithgow e Brendan Fraser, che ritroviamo inseriti per la prima volta in uno scenario di Scorsese. Questa pellicola, attesissima da anni, è dunque un kolossal dalla durata di ben 3 ore e 26 minuti, perciò, come spesso accade nel caso di film tale portata, la linea di confine tra l’essere considerato un capolavoro e l’essere percepito come un macigno, può essere davvero labile. Nonostante ciò, a detta della critica, Killers of the Flower Moon sembra avvicinarsi più alla prima che alla seconda categoria, come vuole dimostrare effettivamente la standing ovation, protrattasi per diversi minuti, a seguito della proiezione a Cannes. Sarà vero? Per scoprirlo non ci resta che aspettare l’uscita in sala prevista in Italia il 19 ottobre dell’anno corrente.

Francesca Cannata


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