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L’indie degli Eugenio in Via Di Gioia

Ormai tutti possiamo “vantare” di avere, almeno una volta, ascoltato un brano indie. Tutti ne parlano, ma non tutti sanno esattamente di cosa si tratta. Cos’è questo famoso “indie”? L’indie non è un genere musicale, non è un movimento, è semplicemente l’insieme di tutto ciò che non segue canoni: non segue metrica, non ha rime, eccetera…. Di fatto, “indie” è l’abbreviazione del termine inglese “indipendent”.

Calcutta, i Pinguini Tattici Nucleari, Levante… molti sono ormai gli artisti che in Italia hanno deciso di “aderire” all’indie e di seguire loro proprie regole. Tra questi artisti troviamo un particolare gruppo, quasi “nascosto” al mondo: gli Eugenio in Via Di Gioia.

Gli Eugenio in Via Di Gioia sono quattro ragazzi, Eugenio, Emanuele, Paolo e Lorenzo, che formano la band nel 2012 a Torino. Questo nome così insolito nasce dall’unione dei nomi dei componenti del quartetto: Eugenio Cesaro, Emanuele Via e Paolo Di Gioia. Lorenzo Federici, che non compare nel nome del gruppo, dà invece il nome al loro primo album.

Lorenzo Federici, primo album della band, è da considerare come un album che, senza troppe pretese, mira a divertire l’ascoltatore. Caratterizzato da melodie che facilmente trovano il loro spazio nella testa di chi le ascolta, presenta testi che, anche se con difficoltà, risultano sempre divertenti. Infatti, brani come Ottetto di stabilità o Ho perso riportano immediatamente un sorriso, se non una risata, sul volto di chi ascolta.

Secondo album degli Eugenio in Via Di Gioia, Tutti su per terra, affronta temi che portano tutti ad una sola riflessione: l’uomo ha rovinato il pianeta. Lo si intuisce già dalla copertina del disco, dove troviamo Atlante che invece di sollevare il mondo sulle spalle, lo schiaccia. Tracce come Giovani illuminati o Sette camicie sollevano quesiti che, nella loro amarezza, sono accompagnati da ritmi tutt’altro che tristi.

La loro musica è definibile “indie cantautorato” o anche “indie rock”, ma non trovo parole per descrivere i loro testi. Qualsiasi cantautore, nel comporre un brano, parla di ciò che ha vicino, di ciò che conosce ma soprattutto di ciò che lo fa sentire più a suo agio. Si pensa quindi facilmente a testi incentrati sull’amore, l’amicizia e via dicendo. A differenza di qualsiasi altro cantautore, gli “Eugenio in Via Di Gioia” non solo parlano di ciò che è loro vicino, ma anche dell’ipocrisia e dell’incoscienza dei ragazzi di oggi. Infinite metafore, numerosissime analogie e innumerevoli allusioni caratterizzano quindi i loro testi che parlano di realtà, talvolta molto amare, che stiamo vivendo nel nostro presente. S’intenda lo scioglimento dei ghiacciai, la piaga del bullismo, il terrore dell’essere mortali, eccetera… Perfetto esempio ne è La punta dell’iceberg, presente in Tutti su per terra, che ci offre un’ampia visione di ciò che siamo e di ciò che potremmo essere tra una trentina d’anni:

“Nel 2050 saremo alieni Cervelli senza mani Non siamo mai riusciti a trovare noi stessi Figuriamoci ad essere umani”

Concludo lanciandovi un quesito: “se è l’opinione degli altri che conta, a che serve la coerenza?”

Beatrice Inì

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