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L'ombra di Caravaggio

Michelangelo Merisi, emblema della trasgressione artistica, è riuscito a fissare con mano, pennelli e colori l'Eternità nelle sue opere.

Artista del vero, riusciva a rappresentare i sentimenti caratterizzanti della società in cui viveva: la passione, la sofferenza, il dolore e il martirio. Tramite la sua arte, rendeva Santi e Madonne, degni di venerazione, i ladri, i vagabondi e le meretrici.

Il film diretto da Michele Placido, "L'ombra di Caravaggio”, vuole raccontare, come si evince dal titolo, la vita del Caravaggio, il quale è costretto a rifugiarsi a Napoli, dove attenderà la grazia di Papa Paolo V, dato che una pena di morte pende sulla testa dell’artista per aver commesso l'omicidio di Ranuccio Tomassoni dopo un diverbio. (...)

Il Pontefice invia dunque un inquisitore che ripercorrerà le tappe fondamentali della vita di Michelangelo, e inizierà le sue indagini interrogando coloro che lo conoscevano non solo per la sua arte ma anche per la sua persona, come, ad esempio, Costanza Colonna, una nobile da sempre protettrice dell'artista, una delle poche figure a lui vicine. Egli andava d'accordo con poche persone, perlopiù con le donne e gli uomini che amava, non tanto a causa del suo carattere rissoso, quanto più per il fatto che dovesse continuamente scontrarsi con quel bigottismo religioso tipico del 1610.

Si può notare come in questo film si voglia essenzialmente narrare la storia di una persona con dei difetti, con un carattere impulsivo, la storia di un'artista ma anche di un assassino, che viveva una vita in solitudine nutrendo ogni giorno una speranza che non arriverà mai: l’essere salvato forse proprio dai suoi demoni.

Il film di Michele Placido è una pellicola girata tra Napoli, Roma e Malta. Vede l'abile recitazione di un ricco cast di attori, tra cui Riccardo Scamarcio, nei panni di Michelangelo, Isabelle Huppert, che interpreta Costanza Colonna, e Michele Placido stesso, che si ritaglia il ruolo del Cardinal Del Monte.

Sarà poi a Palo Laziale che l'Ombra, l'inquisitore appunto, incontrerà per la prima volta l'artista e gli prometterà salva la vita solo in cambio della rinuncia alla sua arte. Seguirà poi una meravigliosa battuta da parte del Caravaggio, ovvero " La mia vita è la pittura; se me la togliete, mi togliete la vita ".

Il pittore sa che dietro quella richiesta non si cela una bestemmia, ma la paura nutrita dal Papa riguardo le sue opere, poiché portatrici di ideali contrari a quelli della Chiesa. Rifiutando l'offerta, andrà incontro al suo destino.

Vediamo quindi come il film mostri la dicotomia artista-persona e i relativi compromessi ai quali un'artista deve attenersi pur di sopravvivere. Sono messi in rilievo i sacrifici e l'amore per l'arte che sovrasta ogni cosa, infatti, come ci viene detto da Michele Placido al termine di questo meraviglioso film, "Amor Vincit Omnia".

Miryam Scifo e Serena Giannone


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