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Little Miss Sunshine: una carezza tagliente

In occasione del primo incontro con il gruppo del cineforum, tenutosi sabato 5 novembre 2022, abbiamo avuto modo di vedere “Little Miss Sunshine”, un film del 2006, diretto da Jonathan Dayton e Valerie Faris. Esso rappresenta un esempio di commedia americana che offre un divertimento dolceamaro perché, dietro il tocco apparentemente leggero di una satira tagliente, si celano le ambiguità proprie di ogni società: si può notare come quei sani principi e valori morali man mano vengono meno e come sia sempre più difficile riproporli.

Ma andiamo per ordine: la famiglia Hoover si mette in viaggio verso un concorso di bellezza per bambine, al quale Olive desidera partecipare. Da qui inizia la loro odissea, di fronte alla quale lo spettatore è continuamente colto di sorpresa. Degno di nota è il fatto che la famiglia rimane, dopotutto, sempre unita, riuscendo a trovare soluzioni ai numerosi problemi riscontrati. Altrettanto inattesa è l’emblematica scena finale, che desta lo scandalo della giuria, ma che strappa un sorriso a chi guarda. La pellicola è stata così apprezzata dalla critica da ricevere quattro nominations agli Oscar, uno dei quali è stato vinto da Alan Arkin, mentre l’altro da Micheal Arndt, per la sceneggiatura originale.

A tal proposito, ci teniamo a sottolineare la bravura dell’attrice che interpreta Olive, la quale ha rivestito un ruolo decisivo, perché, se quel personaggio fosse stato interpretato da qualunque altra ragazzina, probabilmente non avrebbe avuto lo stesso profondo impatto che provoca.

Chi avrebbe mai detto che un film girato in soli trenta giorni e con un budget ridotto avrebbe riscosso un tale apprezzamento?!

Cos’altro aggiungere? Little Miss Sunshine ci insegna a ricercare sempre un punto di incontro, in famiglia così come in ogni ambito della vita reale, visto che quest’ultima potrà anche essere un concorso di bellezza, come narra il film, in cui qualcuno ci supererà ma, rifiutando che qualcuno ci superi, ogni cosa andrà per il meglio se almeno ci manteniamo fedeli a noi stessi.

Lisa Caruso, Sophie Ndiaye e Francesca Xeka

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