Con “Mery per sempre”, Marco Risi ci regala una perla della filmografia italiana nel 1989 in Sicilia, tratto dall’omonimo romanzo di Aurelio Grimaldi. Il film interpreta la vita dura e sconvolgente di un gruppo di ragazzi nati e cresciuti in un ambiente mafioso e detenuti in un istituto penale minorile palermitano degli anni ‘80. Il titolo fa riferimento alla storia di Mario Libassi, detto anche “Mery”, una giovane ragazza transessuale odiata sia dal padre sia dai suoi fratelli perché coinvolta nella prostituzione. Mery viene messa in carcere per aver aggredito un suo cliente violento, colpendolo a legnate mentre cercava di difendersi.
Tutto parte da Marco Terzi, un professore di materie letterarie, insegnante in un liceo, trasferito da Milano a Palermo. In attesa di trasferimento in un liceo in città, si offre volontario per insegnare in un riformatorio di Malaspina ad una classe composta da un massimo di otto ragazzi, desideroso di guidarli verso un futuro diverso e scagionarli dalla cruda realtà in cui si trovano. Molti vedono del potenziale in lui, per alcuni alunni invece è “un’altra cosa da niente” venuta ad insegnare. Il professore si presenta in classe e, facendo l’appello, conosce al meglio i propri alunni e le storie dolorose che ciascuno porta con sé. Tra le storie vi è quella di Giovanni Trapani, soprannominato “King Kong”, il quale è stato rinchiuso per furto con scasso recidivo; Matteo Mondello per detenzione e spaccio; Natale Sperandeo, capo dei detenuti, non a caso soprannominato “Minchiadura”, rinchiuso per aver ucciso per vendetta il killer di suo padre; Antonio Patanè accusato di rapina a mano armata; il più giovane, Claudio Catalano, accusato di furto con scasso; Pietro Giancona, catturato dopo un furto di uno stereo; e infine Mery, che diventa simbolo di resilienza e forza. Man mano il professore riesce a gestire i ragazzi sia sul piano umano che su quello scolastico, nonostante in alcuni episodi ci sia un po' di tensione e perdita di equilibrio, come ad esempio la morte di Pietro. Il giorno in cui al professore arriva la lettera di trasferimento, egli la strappa davanti agli alunni che sorridono: aveva già trovato il posto fisso.
Il film invita a riflettere, comprendere e non dimenticare le ingiustizie, considerare la vera e cruda realtà, pure difficile e complessa, della società di quel periodo ma anche il dramma che Mery porta dentro di sé, in quanto non riesce a trovare una via di fuga.
Il film colpisce particolarmente e, nonostante sia stato girato molti anni fa con attori non del tutto professionisti, riesce comunque a far trasparire l’immagine della vita siciliana di quel tempo.
Baja Besarda
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