“Maria parlò alle amiche della nuova scoperta (..). Quasi tutte sapevano di cosa si trattasse, ma nessuna aveva mai osato parlarne apertamente. Fu in quel momento che si sentì una rivoluzionaria, la guida del gruppo, (…) inventando un assurdo “gioco di confessioni segrete” (…)”.
Quale autore poteva scrivere di sessualità in termini tanto semplici, poiché diretti, e al contempo carichi di significato, poiché significativo è il messaggio espresso, se non il contemporaneo dalla cultura tra le più singolari? Così è per me definibile Paulo Coelho. Era il 2003 quando fu pubblicato il romanzo da cui è stata tratta questa citazione, “Undici minuti”, in verità vagheggiato dall’autore sin dall’adolescenza, negli anni ’70. Ora, traggo spunto dalla letteratura per dire questo: di sessualità non si parla. O meglio, la si tira in ballo sui giornali, in TV, tra amici, ma sempre in termini che mascherano o ignorano ogni concetto ritenuto complesso, come poi ognuno si potrebbe rivelare, e inconsueto.
Se è vero che studiamo le cosiddette rivoluzioni, ancora non pare esser tempo di una “rivoluzione sessuale”. Eppure, se non nella vita reale, una starebbe avvenendo su quel piano che ormai costituisce una realtà altra: i social. Sono migliaia i seguaci di pagine Instagram come “Sessuologia” e “Mysecretcase”: cosa leggervi dietro? Il desiderio, la necessità, di ascoltare e capire, per ritrovarsi ascoltati e capiti. Questo sarebbe quanto richiesto da noi giovani in una scuola all’insegna del progresso, ancora utopia. Non dimentichiamo, del resto, di essere costantemente indietro coi programmi ministeriali; quando penseremo, invece, a quanto siamo indietro rispetto ad un mondo dove siano piuttosto in vigore salute mentale e conoscenza “non scolastica”? A proposito, consiglio l’account “Jouissance (godimento!) Club” a chi fosse curioso di avere non solo nozioni, ma anche immagini esplicative, proposte nel curioso libro “Club Godo. Una cartografia del piacere”, dall’admin Jüne Plā, che si dichiara “amante del sesso e della musica”: immaginate un mondo in cui i due temi possano essere accostati alla pari; non sarebbe male. In questo caso, la pubblicazione è recente, 2020. Facciamo invece un passo indietro: pensiamo mai a quando siano avvenute delle svolte in ambito sessuale a livello mondiale? Erano appena gli anni ’50 quando in America furono divulgati i “Rapporti Kinsey”, volumi sui comportamenti sessuali umani, in cui fu messa per la prima volta in discussione la credenza che l’eterosessualità e l’astinenza costituissero normalità, su prime basi scientifiche. L’unico punto su cui dissento è la scissione in due volumi, rispettivamente per donne e uomini, ritenendo che effettive differenze siano solo sul piano biologico e non interiore, che vede alla base di entrambi Rispetto e Consenso. Se poi, però, pensiamo che all’epoca vigeva ancora in Italia, specialmente al meridione, la tradizione “del primo letto” (allestimento di lenzuola categoricamente bianche per attestare la verginità della donna tramite il suo sangue), allora l’America poteva dirsi avanguardista.
“Certamente, occorrono nuovi programmi. Dobbiamo cominciare dai genitori: educarli ed educare i loro figli. Poi passare agli educatori: insegnanti (…), influenti sulle abitudini sessuali che, secondo Kinsey, si stabiliscono molto presto nella vita”; concludo, riportando il commento del ginecologo Robert Dickinson all’opera di Kinsey, ricordandoci che, col passare del tempo, l’età media in cui un/una giovane fanno esperienza sessuale diviene sempre più bassa: ad una tale rapidità d’azione dovrebbe rispondere una rapidità d’informazione data, per evitare che la pornografia sia ancora fonte per recepirne. Che ad una vita di modi retrogradi corrisponda una corsa al rimedio, è il mio augurio.
Lisa Caruso
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