Senza alcun dubbio i primi minuti della serie prodotta da Neil LaBute, sembrano una copia perfetta di Lost con la protagonista che si risveglia come il protagonista della serie cult, con una personalità simile al personaggio, ricordandolo persino nell'abbigliamento. Le somiglianze proseguono poi nelle strategie di sopravvivenza e negli atteggiamenti di ognuna delle persone coinvolte. Ben presto, tuttavia, si capisce che il progetto non possiede in nessun modo la profondità che aveva caratterizzato il cult. Il primo episodio di The I-Land si apre con il risveglio di una giovane donna e di altre nove persone su quella che sembra un’isola deserta, senza alcun ricordo del loro passato o della causa per la quale si trovino in quell’angolo remoto. Una serie di oggetti rinvenuti nella sabbia e le etichette presenti sui loro vestiti con i nomi di chi li indossa, sono i primi indizi sui quali il gruppo cerca di lavorare per capire cosa stanno affrontando e perché. Dopo una serie di litigi, attacchi fisici, rivalità, la strana ripetizione del numero 39, creature marine assetate di sangue, i protagonisti iniziano a ricordare il proprio passato, rivelando un lato oscuro che forse vorrebbero dimenticare. Gli spunti narrativi iniziali di The I-Land sono decisamente interessanti. L’idea di mostrare, ben prima di metà serie, la verità sull’isola, è molto intrigante, e vi lascerà a bocca aperta. Ma, il segreto per apprezzare a pieno The I-Land è moderare le aspettative. Partendo con la convinzione che la serie sarà l’ennesimo prodotto non all’altezza dei paragoni che si tira addosso, riuscirete senza dubbio a rimanere piacevolmente sorpresi. La mini-serie infatti è ricca di colpi di scena che riusciranno a tenervi incollati allo schermo e che vi stupiranno. Nonostante le premesse tutt’altro che banali, The I-Land, non riesce ad essere un prodotto totalmente riuscito. Anche avvicinandosi senza eccessive pretese, è difficile non notare delle mancanze nella narrazione che rendono The I-Land una proposta Netflix che non riesce ad andare oltre ad una sufficienza. A favore di The I-Land, come detto in precedenza, possiamo dire che c’è un’ottima gestione dei colpi di scena, che porteranno gli spettatori a guardare un episodio dopo l’altro. Anche evidenziando i difetti di The I-Land, la miniserie rimane comunque una visione interessante e tutto sommato avvincente, capace di offrire un intrattenimento onesto, con la consapevolezza di non potere ambire ad essere una serie che sarà ricordata nel tempo come un cult.
Greta La China
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