top of page

Top 15 album del 2018

Oggi parliamo invece di musica! Anche in campo musicale il 2018 ha sfornato degli album veramente interessanti, sia dal punto di vista musicale che quello commerciale.

Qui abbiamo stilato una classifica dei nostri 15 album preferiti dell’anno:


15. “Collateral”, Phillip Phillips.

Phillip Phillips è un giovane cantautore americano che ha raggiunto il successo grazie alla sua incredibile vittoria all’edizione di “American Idol” del 2012; da quel momento la sua carriera musicale ha preso ufficialmente il volo. Nel 2018 ha presentato il suo terzo album a 4 anni di distanza dal precedente. Dopo aver attraversato un periodo difficile, è tornato a concentrarsi sulla sua musica. Con tendenze rock-pop e la sua inconfondibile chitarra Phillips ha cercato di dare delle nuove sfumature alla sua musica.


14. “Delta”, Mumford & Sons.

Sono passati dieci anni da quando i Mumford & Sons hanno ridefinito il genere indie-folk, se vogliamo anche indie-rock, portandolo in alto nelle classifiche mondiali, specialmente in quelle americane. Dopo il cambio di rotta che i Mumford avevano dato nel disco precedente, “Wilder Mind”, ora tornano allo stile che li aveva definiti con “Delta”. Si tratta di un disco introspettivo, fatto di canzoni intense e coinvolgenti come i singoli che hanno anticipato l’uscita dell’album: “Guiding Light” e “42”. Il giusto mix tra amore, dolore, perdita e rinnovo interiore ha reso “Delta” uno degli album migliori del 2018.


13. “For Ever”, Jungle.

“For Ever" è un’esperienza incredibile. Un viaggio che, attraverso un sound che oscilla fra il Funk ed il Pop più tribale, fluisce facilmente nelle pieghe della più personale interiorità. Un album maturo, sicuro di sé, prodotto e scritto dalla band inglese in maniera magnifica. Disco che, nel panorama del Pop contemporaneo, spicca per la sua personalità perfettamente riconoscibile, coerente con i precedenti lavori della band. Il brano emblema dell’album, “Heavy California”, è infatti una sintesi di tutto ciò: un Funk in chiave moderna con cori onnipresenti che creano un’atmosfera rilassata e leggera. Una vera perla del 2018 che, per essere apprezzata al meglio, può essere accompagnata dagli incredibili video musicali.


12. “Spring”, Wallows.

Pur trattandosi del primo EP di una band praticamente appena nata, “Spring” è comunque un prodotto musicale ben fatto. Il trio americano, formatosi solo l’anno scorso, vede fra i componenti il già noto Dylan Minnette, il “Clay” della serie Netflix di successo “13 reasons why”. Ed è grazie alla sua popolarità che il gruppo è riuscito in questi mesi a farsi notare, fino a quando a gennaio i “Wallows” sono riusciti a firmare un contratto con l’importante etichetta musicale “Atlantic Records”, la stessa di icone musicali come Ed Sheeran, Bruno Mars, Sia ed i Coldplay. Ed è infatti con la Atlantic che la band è riuscita a produrre questo magnifico EP. Un disco che guarda molto al passato, soprattutto agli anni ‘80, attraverso suoni che richiamano band come gli Smiths o i Samples. È un esperimento che rimane comunque profondamente radicato al presente, rendendolo una delle migliori rivelazioni del 2018.


11. “Invasion of privacy”, Cardi B.

Debut album della rapper del Bronx, “Invasion Of Privacy” rappresenta l’inizio di un percorso che porterà Cardi B ad avere un impero musicale, che annovera brani come “I Like It” o “Money”, singolo recentissimo.

L’album spazia dal rap al pop, dall’hip hop alla trap senza che l’ascoltatore dubiti mai del talento di Cardi. Obiettivamente, la cantante raggiunge infiniti ragazzini e ragazzine, i quali continuano ad ascoltarla sperando di trovare qualcosa in cui specchiarsi. Sfortunatamente, Cardi mette troppa personalità in ogni proprio brano, tanto che viene davvero difficilissimo immedesimarsi in ciò di cui parla.

Cardi parla di tutto ciò che ha visto nella sua vita, di come è cresciuta nel Bronx, di quali sono i suoi “valori”, altamente discutibili.

Tuttavia, la nostra Cardi ha appena avuto una bambina, Kulture, e non possiamo che augurare loro il meglio, nonostante i loro valori “sbagliati”.


10. “Shawn Mendes”, Shawn Mendes.

Potrebbe sembrare egocentrico, dare ad un album il proprio nome. In realtà, è totalmente comprensibile: Shawn riesce a trovare se stesso e ne dà la conferma con quest’album.

L’album comprende brani R&B, blues, pop-rock e ballate che si completano tra loro a formare un’esperienza mistica.

Il terzo album del cantante canadese tratta in maniera più seria, più matura rispetto ai precedenti album, di temi comuni a tutti e, tuttavia, sconosciuti all’intero universo. Parla di non farsi scivolare la vita addosso (“In my blood”) di avere una delusione d’amore (“Where were you in the morning?”) di immedesimarsi in chi ci sta vicino (“Like to be you”).

Inoltre, troviamo brani in collaborazione con Khalid e Julia Michaels, “Youth” con il primo, “Like to be you” con la seconda.

In conclusione, è non indifferente il “salto di qualità” tra questo e gli album precedenti.


9. “Primati”, Lo Stato Sociale.

Portando la vostra attenzione sul panorama indie italiano, non possiamo non parlare dello Stato Sociale. Il collettivo formato da Albi, Carota, Checco, Bebo e Lodo, produce un insieme di brani, già noti al pubblico, e lo chiama “Primati”: così continua la loro “scalata al successo”.

Tutto nasce a Sanremo 2017, quando Lo Stato Sociale porta sul palco dell’Ariston la famosa “vecchia che balla”. Da allora saranno conosciuti come “quelli della vecchia che balla” e suoneranno ininterrottamente per quasi un anno intero, più gli altri due precedenti al Festival.

Nonostante l’enorme successo guadagnato a Sanremo, i “regaz” non deludono i loro fan rimanendo sempre con i piedi per terra e la testa fra le nuvole. Una frase che potrebbe finire in un loro testo, chi lo sa. Intanto, ci limitiamo ad ascoltare “Fare Mattina”, “Niente di speciale” e “Amarsi Male” navigando nel loro oceano di indie, pop e leggerezza.


8. “The pains of growing”, Alessia Cara.

La giovane ventiduenne di Toronto ritorna sulla scena pop mondiale con “The Pains Of Growing” dopo i tre anni di silenzio da “Know-It-All”, primo album di Alessia Cara.

Con “The Pains Of Growing”, Alessia ci incoraggia a tenere testa ai nostri problemi, ad affrontarli, piuttosto che ad aggirarli.

L’album è la massima espressione del “percorso di vita” di chiunque lo voglia far suo. Parla di determinazione, delusione e vulnerabilità; sentimenti che abbiamo tutti provato, almeno una volta nella vita; sentimenti che nell’adolescenza sono ingigantiti, come del resto ogni altra cosa. In “Not Today”, Alessia invece lascia che tutto le scivoli addosso, sicura che, prima o poi, il tempo farà di tutto un granello di sabbia infinitamente piccolo.

In conclusione, notiamo come l’artista sia cresciuta in questi tre anni di silenzio, sia “maturata”, scoprendo un mondo fatto di pop e delusioni adolescenziali.


7. “Jubilee Road”, Tom Odell.

Tom Odell, famoso principalmente per “Another Love”, è stato definito da parecchi critici come un “gioiello britannico”, per via dei suoi brani semplici, potenti e di una bellezza disarmante. “Jubilee Road” è un disco semplice, cauto e struggente, scritto in una casa affittata dal cantante in una via nella zona nord-est di Londra, Jubilee Road appunto, dove Odell si è lasciato ispirare da ciò che lo circondava. L’album tratta diverse sfumature dell’amore: un amore finito, come vediamo in "You're gonna break my heart tonight", un amore speranzoso di nascere ma ostacolato dalla paura, come in "Go tell her now", e di un amore dove due persone si sorreggono a vicenda come in “China Dolls”. “Jubilee Road” di Tom Odell, dunque, caratterizzato da atmosfere retrò e malinconiche, è sicuramente uno dei più romantici album dell’anno ormai concluso.


6. “Evergreen”, Calcutta.

"Non c'è niente da capire", dice Edoardo D'Erme, alias Calcutta, riguardo al suo ultimo album, “Evergreen”. Tutti almeno una volta ci siamo chiesti quale sia il vero significato dei suoi testi tanto ipnotici e singolari, che all’apparenza sembrano “neutre” canzoni pop stile anni ’70, ma che invece corrono il rischio di essere sottovalutate senza aver colto eventuali significati e messaggi nascosti. I tre singoli che hanno anticipato il disco, "Orgasmo", "Pesto" e "Paracetamolo", sono sicuramente i pezzi che più hanno colpito gli ascoltatori e che hanno caratterizzato la scena musicale italiana nel 2018, affermando ancora di più l’indie nell’immaginario collettivo.


5. “High as Hope”, Florence + The Machine.

Finalmente dopo “How Big, How Blue, How Beatiful”, prodotto nel 2015, abbiamo iniziato a riascoltare la voce potente e malinconica di Florence Welch. Come nei precedenti album, la band ha dimostrato di essere sempre sul pezzo spaziando da pezzi molto ritmati e coinvolgenti a pezzi più lenti e riflessivi. Oltre ad essere un album molto piacevole all’ascolto, possiede dei testi piuttosto profondi, vengono fatte riflessioni su grandi interrogativi e problemi, che probabilmente fanno parte della vita di molti di noi. L’album dura quasi 40 minuti, ma il tempo sembra volare, leggero come le loro note, nell’aria. Il disco è stato lanciato con la seconda traccia dell’album, “Hunger”, che sin da subito ha conquistato i favori del pubblico e della critica.


4. “Little Dark Age”, MGMT.

Gli MGMT dopo il gradissimo successo di “Oracular Spectacular” nel 2007 grazie a “Kids” ed “Electic feel”, brani più celebri dell’album e della loro intera discografia, avevano perso la rotta; infatti “Congratulations” (2010), “Late night tales: MGMT” (2011) e “MGMT” (2013) avevano quasi fatto credere che la band avesse perso il proprio sound o che il primo album fosse stato figlio della fortuna della band. Già dal 2015 la band ha iniziato a lavorare su quest’ultimo album che li ha meritatamente riportati al successo dopo quella che loro stessi hanno definito “Little Dark Age”. Gli MGMT hanno ripreso il sound pop degli anni ’80 e lo hanno fuso con la musica elettronica rientrando in un genere a sé stante, il pop psichedelico. La band attraversa scenari utopici con una genuinità ed una freschezza non dettata dal caso.


3. “Trench”, Twenty One Pilots.

I Twenty One Pilots sono la dimostrazione più lampante dello scioglimento di generi musicali ed etichette. La band, cimentandosi in stili diversi hanno prodotto cifre da capogiro. “Trench”, infatti, è un disco che si lascia fortemente influenzare: dal Pop in “My Blood”, dal Metal in “Jumpsuit”, dal rap in “Levitate”, dalle atmosfere del reggae in “Nico and the Niners”, dall’hip-hop adattato alla ballata in “Neon Gravestones” e dall’elettronica. In “Trench” i Twenty One Pilots si rifiutano di scegliere una strada precisa, ma preferiscono percorrerne decine in contemporanea, ed è proprio l’assenza di un genere ad essere il genere stesso dei Tøp. Non si fa in tempo ad abituarsi ad una canzone che si passa subito a quella successiva, cambiando registro musicale ogni volta. In “Levitate” si precisa il tema del disco: “I am a vulture who feeds on pain”, canta Tyler Joseph, spiegando la copertina e usando il punto di vista ricorrente dei brani, quello di un personaggio chiamato Clancy, impegnato nella fuga da una città di nome Dema, che dovrebbe rappresentare il disagio e la malattia mentale. I Twenty One Pilots hanno colpito ancora, creando un disco omogeneo nella sua disomogeneità, rendendolo uno dei migliori del 2018.


2. “A brief inquiry into online relationships”, The 1975.

stato considerato più volte come una interpretazione in chiave XXI secolo della pietra miliare che è “OK Computer” dei Radiohead, uscito ormai 21 anni fa. Ed in certi sensi il paragone funziona, soprattutto per quanto riguarda la struttura. Ma questa “breve indagine sulle relazioni online” è molto più che una semplice interpretazione contemporanea di un album del passato. È un disco che fin dall’inizio trasuda una personalità unica, che è allo stesso tempo prodotto di ispirazioni quali i già citati Radiohead, gli M83 e persino Aphex Twin. Un sound ricercato ma familiare che è riuscito a rapire sia la critica che il pubblico. Quest’ultimo lavoro della band britannica è pregno, oltre che di una forte interiorità, anche di messaggi politici che lo rendono attuale, facendolo diventare quasi un manifesto dell’anno ormai passato. Tutto ciò rende quindi questo album, il più bello della band fino ad ora, uno dei più riusciti dell’anno.


1. “Bloom”, Troye Sivan.

L’unico problema di “Bloom” è che dura troppo poco. Accade molto raramente di aver voglia di ascoltare un album per tre volte di fila e questa è stata l’occasione perfetta. Quello di “Bloom” è il tipo di musica Pop che tutti dovrebbero ascoltare oggigiorno: la produzione è incredibile (proprio come nel precedente album di Sivan, “Blue Neighbourhood, del 2016), il sound è fresco ed i testi, oltre ad essere molto personali per il cantante, sono veramente ben scritti. Questo album è il mix perfetto fra ballate piano/voce o chitarra/voce (“Postcard o “The good side”) e pezzi più dance (“My My My!” o “Dance to This”). Artisti come Troye Sivan, che è anche un attivista per i diritti LGBTQ+, sono quelli che meriterebbero più visibilità nelle radio di oggi: è giovane, è intelligente ed ha molto da dire ad ogni giovane ragazzo o ragazza che nel 2018 fa ancora fatica a farsi accettare per quello che realmente è. Il modo in cui Sivan parla della sessualità e della diversità in questo album, infatti, è eccezionalmente meraviglioso. Per questi motivi “Bloom” è il nostro album preferito del 2018!


E così si finisce anche la classifica sulla nostra musica preferita del 2018. Qui sotto vi lasciamo una playlist di Spotify creata da noi in cui abbiamo scelto il nostro brano preferito di ogni album, in modo che possiate capire ancora meglio i nostri gusti musicali. Ci vediamo perciò presto con l’ultima classifica!


Miriam Agosta, Beatrice Inì, Sara Manenti, Mattia Zisa.


0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Snoop Dogg: Il “gangster olimpionico”

Il rap-hip hop americano è un genere musicale che ha riscosso e riscuote tuttora molto apprezzamento. Oggi infatti ci concentreremo...

TRILOGY TOUR

Il Trilogy Tour di Melanie Martinez è un grande ed elaborato progetto che è stato portato a termine con ben 47 tappe in America ed...

Commentaires

Noté 0 étoile sur 5.
Pas encore de note

Ajouter une note
bottom of page