Unicità: la vera essenza della diversità

“Il termine «diversità» non mi piace, ha una distanza che non mi convince. Allora ho trovato un termine più convincente: «unicità». Tutti siamo capaci di notarla nell’altro. Per comprenderla è necessario capire di cosa è fatta, di cosa siamo fatti. L’atto rivoluzionario è l’ascolto di sé stessi e degli altri. Doniamoci all’altro, ascoltiamoci per essere certi che le nostre convinzioni non siano soltanto delle convenzioni. Facciamo scorrere i pensieri in libertà senza pregiudizio e vergogna e liberiamoci dalla prigionia dell’immobilità”.

Ecco i passi più significativi del monologo di Drusilla Foer sullo splendido palco dell’Ariston, in occasione della terza serata della settantaduesima edizione del festival di Sanremo. Data l’importanza delle sue parole, meritava sicuramente di essere ascoltata quando lo share era ancora al picco: il suo monologo è infatti andato in scena solo a fine serata, dopo l’1.30 di notte.

Per l’ennesima volta l’attrice ha dimostrato un’eccellente padronanza del palcoscenico ed una straordinaria capacità di prendere e racchiudere, nelle sue parole, lo stato d’animo di gran parte degli ascoltatori.

Sentirsi unici (e non diversi) è una qualità che appartiene a pochissimi: il confronto con i propri pari è sempre più inevitabile nel tempo, così come il desiderio di voler essere qualcun altro, forse dettato dalla paura di guardarsi e non piacersi. L’essere vittime di pregiudizi sta diventando sempre più normale, sempre più lecito: questi stanno diventando l’unità di misura della propria autovalutazione, ostacolando l’emergere del nostro vero modo di essere. Ogni personalità, infatti, nasce dall’ascolto della propria essenza, della propria anima, che è ciò che contraddistingue ogni singola persona. Come possiamo, dunque, conferire ad altri il potere di condizionare la nostra vita? In un mondo in cui bisogna essere giusti, in una società che, ahimè, condanna ancora la diversità, è sempre più difficile capire di essere unici e, soprattutto, amare tale unicità.

Alessandra Occhipinti e Giuseppe Di Benedetto