Potremmo dire che Hevrin Khalaf è una donna come tutte le altre o una delle tante femministe che agiscono nella società, ma la sua storia ha invece tanto da raccontare e da insegnare.
Di origini curde diventò una delle maggiori attiviste per l’inclusione dei Curdi da parte dei Siriani, poiché il suo gruppo etnico non ha mai avuto un’effettiva terra d’origine trovandosi in mezzo alla Siria, alla Turchia, all’Iraq, all’Iran e all’Armenia, geograficamente parlando. Il nome di questo popolo, negli ultimi anni sta diventando sempre più noto per la sua lotta contro l’Isis e i contrasti avuti con Erdogan, il presidente di Ankara, durante le guerre in Siria attualmente in corso.
Hevrin Khalaf era la Segretaria generale del Future Syria Party (Partito Futuro Siriano), un partito che sin dalla sua fondazione nel 2018 ha lottato pacificamente per i diritti civili dei Curdi e non.
Grazie al suo talento e alla sua diplomazia era stimata da tutte le comunità, battendosi anche per i diritti delle donne islamiche.
Vorremmo poter dire che Hevrin Khalaf sia ancora viva e che lotti ancora per una Siria libera e diversa, ma purtroppo non è così che finisce questa storia.
Il 12 ottobre di un anno fa, mentre percorreva l’autostrada M4 nel nord della Siria, la macchina su cui viaggiava l’attivista è stata crivellata da proiettili dei militari turchi. Sfortunatamente la folle crudeltà di quegli uomini non finì lì. Hevrin Khalaf venne trascinata fuori, sparata più volte in tutto il corpo, colpita al volto e lasciata sulla strada polverosa con le gambe spezzate. La donna aveva 35 anni quando morì ed insieme a lei furono uccise altre nove persone.
La morte di questa importante figura ha suscitato l’indignazione mondiale. Abbiamo perso nel quadro internazionale una personalità di spicco dotata di determinazione nel portare avanti una lotta che non riguarda soltanto la sua comunità d’origine o le donne islamiche, ma l’umanità tutta.
Ciò che ci ha lasciato e insegnato Hevrin Khalaf è il senso concreto di una lotta per dei valori che è necessario che ci siano e che vengano rispettati.
Gabriella Iacono, Marilisa Mormina e Giulia Alfieri
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