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“Comizi d’amore”: progresso o regresso?

Il 12 novembre le classi quarte e quinte dell’Istituto sono state invitate ad assistere alla proiezione, svoltasi al Cineteatro Italia, di “Comizi d’amore”, celebre documentario di Pier Paolo Pasolini, in occasione del centenario della sua nascita. Ad inaugurare l’incontro è stato il professore Giuseppe Pitrolo, che, prima di cedere la parola all'illustratore Guglielmo Manenti, ha raccontato della mostra inaugurata da questo’ultimo lo scorso agosto a Ragusa Ibla, che ha avuto come soggetto “La rabbia”, omaggio all’omonimo film di Pasolini.

“Comizi d’amore” risale al 1965: nasce dalla volontà di Pasolini di conoscere le opinioni sulla sessualità e la concezione dell’amore della sua nazione per verificare se la morale italiana si sia modificata al riguardo negli anni. Il film si suddivide in varie parti a seconda degli argomenti trattati e la figura di Pasolini si presenta, accanto ad altre di rilievo quali quelle di Alberto Moravia e Giuseppe Ungaretti, come un vero e proprio cronista che, con il microfono alla mano, intervista i suoi concittadini sulle loro idee riguardo al divorzio, all’onore della donna e all’omosessualità, tema allora sintetizzato nel fenomeno degli “invertiti”. Dalla serie di analisi svolte dal regista si ricava il ritratto di una società contraddistinta dal timore della modernità e del confronto, oltre che dall’arretratezza presente soprattutto nel meridione, dove qualcuno si avvicina e risponde, qualcun altro preferisce borbottare, approvare o dissentire.

L’abilità di Pasolini è quindi testimoniata non solo dalla sua sfrontatezza nel rivelare l’ipocrisia della borghesia di quel tempo e dalla sua capacità di difendere in modo del tutto oggettivo quelli che erano i suoi ideali, ma soprattutto dall’apertura di un dibattito tra noi ragazzi e gli adulti presenti sulla posizione che ricopre al giorno d’oggi l’educazione sessuale e sull’importanza che viene data a quest’ultima nelle scuole italiane. Ciò che è emerso dalla discussione, alla quale hanno preso parte ragazzi e professori e che si è poi trasferita ad altri mille rami della sessualità (come la privacy nelle foto intime ricondotta al concetto di dignità), è che in Italia, come dimostra l’effettiva assenza dell’educazione sessuale nelle scuole, si preferisce rimanere schierati con l’ipocrisia e il silenzio, nascondendo tutto ciò che riguarda il naturale sviluppo dell’uomo e della donna, che invece viene esclusivamente visto come un tabù, nonostante siano stati presentati oltre quindici progetti di legge per colmare l’assenza di regolamentazione a riguardo, senza che nulla sia stato ancora fatto. Le riflessioni sviluppate da Pasolini non devono, pertanto, essere sottovalutate ma piuttosto servire al giorno d’oggi come spunto per una società che si basi sulla libera e consapevole comunicazione.

Elena Ficili


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