Le vicende che hanno portato alla crisi di governo iniziano il 7 dicembre 2020 quando il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, ha dichiarato di non condividere il programma di Governo. In particolare quest’ultimo, il 9 dicembre 2020, contesta il mancato ricorso al MES (Meccanismo europeo di stabilità) e l’inefficienza del “Recovery Plan”, che a parer suo, non è più conforme alle necessità del paese e deve essere ridiscusso dall’inizio (quest’ultima ragione è immotivata in quanto durante l’approvazione della bozza del “Recovery” in Parlamento i “renziani” erano presenti e hanno votato a favore di quest’ultima).
Questo è soltanto l'inizio di un'escalation di attriti e incomprensioni che hanno portato alla disgregazione della maggioranza. La scintilla che ha fatto saltare in aria la maggioranza risale al 12 gennaio; viene proposta una nuova bozza del “Recovery Plan”, con l'introduzione di alcuni cambiamenti, richiesti anche da Italia Viva, nelle settimane precedenti. Ebbene, nemmeno questa versione del “Recovery Plan” è stata sufficiente per Matteo Renzi e il suo partito. Infatti nel CDM notturno sul “Recovery” i Ministri di Italia Viva si astengono. In una successiva conferenza stampa i ministri renziani comunicano le proprie dimissioni e Renzi, con il suo partito, si tira fuori dall'alleanza che garantiva la maggioranza al Governo. Da qui la decisione del Presidente Conte di trovare una nuova maggioranza di larghe intese e di “responsabili”, fino ad arrivare all’indizione della votazione delle camere per una verifica di maggioranza. Il 19 gennaio il governo del Premier Conte ottiene la maggioranza assoluta nelle Camera dei Deputati e la maggioranza relativa al Senato. Inizia così, per il Premier, una ricerca attraverso la consultazione dei vari leader politici per ottenere la maggioranza assoluta anche in Senato. Purtroppo quest’ultima non viene costituita e, non potendo continuare a governare in un momento critico come quello che stiamo vivendo, con l'eventualità di una sfiducia sempre dietro l’angolo, il 26 gennaio 2021 alle ore 9.00 di mattina, rassegna le proprie dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Dal 27 al 29 gennaio hanno avuto luogo nel palazzo del Quirinale le varie consultazioni tra il Presidente della Repubblica e le delegazioni dei vari partiti politici nel tentativo di trovare un accordo ed evitare in tal modo le elezioni, che durante un periodo di pandemia non è opportuno svolgere per motivi economici, sociali e finanziari e, soprattutto, per motivi sanitari.
Il Presidente della Repubblica alla fine delle consultazioni ha dichiarato che è emersa la prospettiva di una maggioranza politica composta dai gruppi che sostenevano il governo precedente e che questa possibilità va peraltro doverosamente verificata. Quindi Mattarella ha convocato al Colle il presidente della Camera dei Deputati, Roberto Fico, affidandogli l'incarico esplorativo ma, dopo esser venuto a conoscenza del risultato inconcludente del mandato di Fico, ha dichiarato, durante una conferenza stampa della sera stessa, di trovarsi difronte a due possibili strade: l’istituzione di un Governo del Presidente o il ritorno alle urne. In quest’ultimo caso significherebbe però un periodo di paralisi istituzionale e una problematica campagna elettorale che in questo periodo non possiamo permetterci. La scelta quindi è ricaduta senza alcun dubbio sull’istituzione di un nuovo Governo del Presidente con a capo l’economista Mario Draghi, che negli ultimi giorni, ha iniziato un nuovo giro di consultazione al fine di trovare una maggioranza che permetterà al suo governo di poter ottenere la fiducia delle Camere. Attendiamo eventuali sviluppi, ma sono abbastanza fiducioso del fatto che Draghi riuscirà ad aiutare il paese a risollevarsi sia dal punto di vista socio-sanitario che da quello economico-finanziario.

Antonio Inclimona
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