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DDL ZAN

Il disegno di legge contro l’omotransfobia, la misoginia e l’abilismo, presentato dal deputato del PD Alessandro Zan, da cui prende il nome “ddl Zan”, è il protagonista di questi giorni. Il ddl è frutto dell’attività parlamentare, e quindi della piena espressione popolare, ed è già stato approvato in prima lettura dalla Camera dei deputati il 4 novembre 2020, con una larga maggioranza. Tuttavia, i problemi sono iniziati in Senato, dove la legge è stata ostacolata e aspramente criticata dal centrodestra, tra cui spiccano i nomi dei leghisti Simone Pillon e Andrea Ostellari. Proprio quest’ultimo, presidente della commissione Giustizia di Palazzo Madama, dopo la calendarizzazione del disegno avvenuta il 28 aprile, si è autonominato relatore, per poter intervenire sugli emendamenti previsti coordinando la mediazione politica, con il chiaro intento di rallentare ulteriormente l’iter. Come facilmente si evince, l’obiettivo principale di Zan è quello di condannare quegli atti di violenza, o semplicemente di istigazione, che vanno a colpire non solo i membri della comunità LGBTQ+, ma anche individui socialmente non tutelati, come i diversamente abili.

Però il testo presentato in Parlamento è ben più articolato, soffermandosi anche sulla prevenzione. In primo luogo, il disegno di legge comporta una modifica dell’articolo 604-bis del Codice penale e dell’aggravante (604-ter) che prevede una sanzione fino a € 6000 e una reclusione fino a 18 mesi per chi istiga e fino a 4 anni per chi commette violenza per motivi razziale, etnici, nazionali o religiosi. Approvato il ddl, sarebbe aggiunto alla fine dell’articolo sopracitato «oppure fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità». Si stabilisce inoltre che la Repubblica riconosce il 17 maggio come Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia, al fine di promuovere la cultura del rispetto e dell’inclusione, stanziando in aggiunta 4 milioni di euro annui per centri dedicati alle vittime di odio e discriminazione. Infine è prevista un’analisi con frequenza triennale a opera dell’Istat per mettere in evidenza l’andamento delle discriminazioni in Italia, fungendo da punto di partenza per promuovere strategie politiche efficaci. Tra le critiche che la destra muove spicca quella portata avanti da Giorgia Meloni e dai leghisti, secondo cui l’approvazione della legge limiterebbe la libertà costituzionale di opinione dei cittadini. Tuttavia, mentre per il razzismo il reato si presenta anche in caso di propaganda, per l’omofobia si potrebbe intervenire solo per istigazione o violenza, salvaguardando quindi le idee dei cittadini contrari, come ben specificato dall’articolo 4 del disegno di legge. È però certo che non si tratta di semplice propaganda quella di alcuni esponenti della lega, come Giovanni de Paoli, che affermano “se avessi un figlio gay lo brucerei nel forno”, come ricordato da Fedez durante il suo discorso del 1° maggio. In Senato però si continua a discutere di argomenti come il reintegro del vitalizio di Formigoni piuttosto che del suddetto disegno di legge e, nonostante le violenze continuino e il ddl Zan riscontri un’approvazione sempre più ampia, sembra che il percorso per l’approvazione sia ancora lungo e travagliato.


Mattia Trovato




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