A seguito delle elezione politiche 2022, come sappiamo, si è aperta una nuova era: quella del governo Meloni. Il primo Consiglio dei Ministri presidiato dalla nuova Presidente del Consiglio si è tenuto il 31 ottobre 2022 e in questa occasione è stato varato il primo decreto legge. Un decreto legge è un atto normativo con valore di legge utilizzato dal governo in casi straordinari di necessità e urgenza. È valido sin dal momento in cui viene emanato per sessanta giorni, trascorsi i quali il Parlamento può convertirlo in legge – per i decreti legislativi, invece, l’intervento del Parlamento è precedente e consiste nell’approvazione della legge di delegazione.
All’interno del decreto legge del 31 ottobre, tra gli altri temi, è stata affrontata anche la questione dei rave party, espressione utilizzata per indicare feste non autorizzate caratterizzate dalla presenza di musica ad alto volume e dall’uso di sostanze stupefacenti, spesso organizzate in spazi industriali ormai in disuso.
A seguito dei disordini causati dal rave party di Modena, avvenuto ad ottobre scorso, durante il quale 1300 persone hanno provocato disordine pubblico, il governo ha ritenuto di dover agire davanti a una «straordinaria necessità e urgenza» di prevenire e contrastare «il fenomeno dei raduni» dai quali possano scaturire disordini, pubblicando il seguente testo in Gazzetta Ufficiale:
L’invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica consiste nell’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, commessa da un numero di persone superiore a cinquanta, allo scopo di organizzare un raduno, quando dallo stesso può derivare un pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica. Chiunque organizza o promuove l’invasione di cui al primo comma è punito con la pena della reclusione da tre a sei anni e con la multa da euro 1.000 a euro 10.000.
Le polemiche, però, non hanno tardato ad arrivare, poiché il testo emanato è controverso e non fa espressamente riferimento ai rave party.
Tramite questo provvedimento, quindi, non viene soltanto annullata la possibilità di organizzare rave party, ma viene anche compromessa la libertà dei cittadini di organizzare proteste e occupazioni non autorizzate, seppur pacifiche. Ne sono così interessati tutti i raduni, i quali sono punibili qualora vi sia una partecipazione di più di cinquanta persone, in quanto considerati un possibile pericolo, anche se pericolo non creano.
Si pensi, per esempio, a un’occupazione con oltre cinquanta partecipanti: gli organizzatori sarebbero perseguibili dalla legge, in quanto fautori di un raduno che potrebbe causare disordini pubblici, anche senza, in fin dei conti, crearne.
Il governo, a seguito delle critiche, si è proposto di attuare delle modifiche, che sono arrivate in data 30 novembre: tramite il nuovo emendamento viene eliminato il numero minimo di partecipanti - 50 - nel decreto legge, e si chiarisce che verranno punite solamente le manifestazioni musicali, intese, in questo caso più esplicitamente, come rave party. Non cambiano le sanzioni, che verrebbero destinate solo agli organizzatori dell’evento, ma viene, finalmente, preservata un’importante libertà del cittadino: protestare affinché qualcosa, in un mondo governato da favoritismi e leggi non scritte, cambi.
Gabriele Iacono
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