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Diane: una di noi


Nonostante Netflix sia noto per le sue romcom adolescenziali che ritraggono il “sogno americano”, Bojack Horseman è stata universalmente riconosciuta come una serie complessa, profonda, “senza peli sulla lingua”. Più che un “cartone animato” su animali parlanti a Hollywood, Bojack Horseman è una serie sul tortuoso percorso di crescita personale. Sebbenele sei stagioni ruotino attorno al protagonista, il cavallo Bojack, uno dei personaggi in cui ci si può riconoscere più facilmente è l’umana Diane. Nata a Boston ma di origine vietnamita, Diane Nguyen, viene inizialmente assunta come ghostwriter per scrivere la biografia di Bojack. Nel corso delle stagioni, si reinventa ripetutamente: passa dallo scrivere nomi sui bicchieri di Starbucks, ai tweet delle celebrità fino ai copioni dei film, e solo alla fine riesce a diventare un’affermata scrittrice. Piuttosto che segnalare una sorta di incoerenza, queste continue trasformazioni riflettono una complessità realisticamente umana:come quasi ogni giovane del XXI secolo, Diane viene travolta dall’inesorabile scorrere del tempo e dalle conseguenze di ogni sua scelta. Oltre che con il crudele mondo al di fuori di sé, deve combattere con i propri demoni, tra cui ansia, depressione e sindrome dell’impostore. Questa è una delle ragioni per cui gli spettatori si identificano spesso con il suo personaggio: si sentono compresi da lei e la percepiscono come un esempio. Uno dei motivi principali per cui Diane colpisce il pubblico è il suo modo di affrontare gli alti e bassi dei suoi problemi di salute mentale. Molte persone la rendono infelice, ma allo stesso tempo fanno affidamento su di lei, rendendole difficile allontanarsi da loro. Lei preferisce aiutare gli altri perché così non deve concentrarsi su se stessa. Il primo ad essere supportato da Diane è proprio il protagonista, Bojack, che grazie a lei riconosce di poter essere una persona migliore e riesce a chiedere aiuto. In seguito, è lo stesso Bojack ad aiutare l’amica: lui crede in Diane e vuole che anche lei creda in se stessa. Purtroppo, però, durante una fase di blocco dello scrittore, la depressione di Diane peggiora e, nonostante lei non voglia ammetterlo, diventa irriconoscibile. Al che, il suo ragazzo Guy, che deve partire per motivi di lavoro ed è davvero preoccupato, le consiglia di provare ad accettare un aiuto farmacologico. Diane rifiuta con fermezza perché è convinta di non poter essere aiutata: già al college aveva assunto il Prozac, che l’aveva solo fatta sentire meno creativa e le aveva provocato l’acne e un aumento di peso. Inoltre, ha paura di continuare a soffrire se il farmaco non funzionasse e, in caso contrario, di faticare ad essere se stessa. Lei crede di dare il meglio solo quando si odia. Due mesi dopo, Guy ritorna e trova Diane tra la folla di persone all’aeroporto. Ha un sorriso enorme sul viso. Ha iniziato a prendere gli antidepressivi e questo dimostra che sta provando davvero a migliorare. Dopotutto, “ognuno è responsabile della propria felicità”.

Marta Aprile e Sara Aprile


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