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GHALI: “STOP AL GENOCIDIO” E L’IRA DI ISRAELE


“Ritengo vergognoso che il palco del Festival di Sanremo sia stato sfruttato per diffondere odio e provocazioni in modo superficiale e irresponsabile, senza tener conto quanto successo il 7 Ottobre per mano dei terroristi palestinesi. Il festival avrebbe potuto esprimere solidarietà ai civili israeliani, è un peccato che questo non sia accaduto”.Sono queste le parole citate dall’ambasciatore israeliano in Italia Alon Bar, in risposta all’intervento del rapper italo tunisino Ghali, il quale, sul palco dell’Ariston e poi in diretta da Mara Venier ha detto tre parole, “stop al genocidio”, che l’amministratore delegato della Rai ha voluto stigmatizzare, per prendere le distanze da quanto detto dal cantante. Infatti, l’ambasciatore Alon Bar non è stato l’unico ad esprimere il suo dissenso, l’amministratore delegato della Rai ha inviato un comunicato, che è stato letto dalla conduttrice Mara Venier durante la trasmissione di Domenica In, per prendere le distanze dall’affermazione pronunciata su Rai 1 dal rapper Ghali. Un comunicato nel quale si parla esclusivamente del 7 Ottobre, ribadendo così la vicinanza ad Israele, evitando di ricordare ciò che, già da parecchi anni, sta accadendo a Gaza o le decine di migliaia di palestinesi morti per mano delle azioni del governo israeliano, tema invece promosso dal cantante milanese. Ghali infatti, in serata ha diffuso un appello all’Italia perché prendesse posizione sulle vittime civili a Gaza: “Sono venuto a Sanremo per portare un messaggio di pace, non ho né il ruolo, né l’ambizione di risolvere una questione internazionale”, ha affermato il cantante, “ma se la mia esibizione porta a ragionare sull’irragionevole, se la mia canzone porta luce su quello che si finge di non vedere, allora ben venga. Non si può fare finta di nulla: è necessario prendere una posizione perché il silenzio non suoni come un assenso. Il mio Paese è l’Italia e voglio esserne fiero”. Ghali è l’emblema di un nuovo tipo di italiano che ce l’ha fatta: “penso sempre di rappresentare quei ragazzini di quartiere con genitori che hanno faticato tanto per crescerli, io da bambino sognavo e adesso sono arrivato quarto a Sanremo. Quei bambini a Gaza stanno morendo, chissà quanti dottori, quante star, quanti geni ci sono tra loro…”.Del resto il suo brano “Casa mia” prende chiare posizioni: “ma come fate a dire che qui è tutto normale, per tracciare un confine, con linee immaginarie bombardate un ospedale, per un pezzo di terra o per un pezzo di pane, non c’è mai pace”, sulla Rai filogovernativa queste parole sono più potenti che mai. È dunque opportuno pensare che questa sia l’Italia del futuro, un paese di musichette mentre fuori c’è la morte?

Manuela Blundetto

 

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