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Il fenomeno dell’Hikikomori

Per Hikikomori si intende una persona con un’età compresa tra i 14 e i 30 anni che dimostra un atteggiamento di isolamento sociale prolungato. Il termine fu coniato per la prima volta dallo psichiatra Tamaki Saito nel 1988 e significa propriamente “stare in disparte, isolarsi”. Analizzato come un problema psico-sociale sin dagli anni ’90 in Giappone, la sua esistenza è stata ad oggi attestata in molti altri paesi come Cina, Corea, USA, Canada, Francia e anche in Italia (dove i casi sospetti sono circa 54 mila), rendendolo un problema a livello globale. Nonostante non esista ancora una definizione patologica, il Ministero della Salute Giapponese ne ha indicato le caratteristiche principali, quali: una vita spesa all’interno delle mura domestiche senza contatti con contesti esterni, nessun interesse per attività esterne, nessuna relazione esterna con compagni, periodo di reclusione superiore a6 mesi. Il fenomeno si manifesta in soggetti con in comune determinate caratteristiche come: estrazione sociale medio-alta, figli unici, persone introverse e in particolare la fascia maschile con circa il 90% dei casi riportati. Alla base del problema può essere riscontrata una profonda timidezza o cause di tipo sociale: forte disagio o pressioni psicologiche all’interno del contesto familiare, severità del sistema educativo scolastico, con conseguente assenza prolungata dalle lezioni o l’essere vittime di bullismo. Gli Hikikomori presentano un orologio biologico alterato e spesso inverteno giorno e notte, con eventuali sbalzi d’umore risultando in alcuni casi fortemente aggressivi, mentre ilprolungato isolamento porta ad un’alimentazione sbagliata e all’assenza di attività fisica. Recentemente si è dimostrato che la condizione dell’ Hikikomori, a causa dello stress costante, è associata ad un elevato rischio di suicidio. La cura è ancora lontana dall’essere definita; attualmente i trattamenti si concentrano principalmente sull’attività fisica e sul ricostruire le capacità di interazione sociale. Il processo di riabilitazione si basa soprattutto su psicoterapia e psicofarmacologia, ma fondamentale è il supporto familiare nell’ambiente domestico e dei compagni per migliorare gradualmente il contatto sociale. Nei casi più gravi si ritengono necessarie ripetute visite domiciliari per attirare il paziente fuori dal proprio rifugio o in alternativa con la telepsichiatria. È importante in ogni caso procedere con un approccio delicato in quanto si tratta di soggetti estremamente sensibili e pertanto evitare azioni drastiche come sequestrare computer o condurli in luoghi affollati rischiando di peggiorare la situazione. L’Hikikomori è una conseguenza della società del nostro tempo concentrata sull’apparire, piena di pregiudizi e in cui le persone sono fortemente strumentalizzate; perciò l’espansione del fenomeno è difficile da controllare e ancor più da individuare. Prestare attenzione al comportamento di chi ci sta vicino può aiutare a prevenire l’eventuale degrado in questa forma.

Edoardo Sammito e Teseo Mormina

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