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Hikikomori: la fobia della società

La nostra società odierna presenta per molti versi delle contraddizioni , infatti mentre da una parte si procede seppur lentamente allo sviluppo sociale, da un’altra l’unico modo che alcune persone hanno di sopravvivere è quello di autoemarginarsi.

Questo disagio di relazionarsi con gli altri è la condizione che va a definire gli hikikomori, una parola giapponese con un suono strano per le nostre orecchie che significa “stare in disparte”.

La presa di coscienza del termine risale al 1985, ma inizia ad essere riconosciuto come indicatore di una specifica patologia 1998. Quando il dottor Saitō Tamaki studiò i casi di alcuni pazienti, con un’età compresa tra i 18 e i 30 anni,che presentavano sintomi come depressione, schizofrenia e fobia sociale.

Nello specifico gli hikikomori concentrano tutta la loro vita all’interno delle mura domestiche, isolandosi dal resto del mondo per un periodo che può durare come minimo sei mesi, durante il quale non hanno rapporti concreti con altri individui poiché si relazionano con le persone esterne al loro contesto di isolamento tramite l’utilizzo di chat, social media e videogame.

Quindi viene da chiedersi: perché dei ragazzi così giovani, nel pieno di quello che dovrebbe essere il periodo più bello della loro vita, si ritrovano in una situazione di fobia sociale al punto da isolarsi completamente? La risposta è più semplice di quello che si possa pensare, infatti secondo gli studi condotti su tale patologia, i ragazzi hikikomori tendono a estraniarsi da tutto e da tutti poiché non si sentono accettati nella loro integrità dal contesto sociale in cui si trovano.

Inoltre, l'isolamento volontario degli hikikomori va ad aggravare il rapporto con la famiglia, in quanto il genitore, che in buona fede tenta di far uscire il figlio o la figlia da questa complicata condizione, risulta essere come un nemico agli occhi dell'hikikomori, che desidererebbe un comportamento opposto da parte della famiglia.

É ovvio che l’unico modo che ha la famiglia per aiutare un proprio familiare che soffre di fobia sociale è l’apertura mentale nel capire i veri motivi che stanno alla base del problema, in quanto l'isolamento non è il problema nello specifico, ma un’emanazione di una profonda problematica personale.

In Italia per sostenere questi ragazzi e queste ragazze e le loro famiglie è nata un’associazione chiamata “Hikikomori Italia” che mira alla sensibilizzazione sul tema e al sostegno degli hikikomori.

Tramite questa associazione è stato possibile sapere che il lockdown per la pandemia da Covid-19 paradossalmente non ha giocato un ruolo favorevole per gli hikikomori che erano sulla via della guarigione, infatti essendo privati dell'unico contatto possibile con il mondo esterno, ovvero la scuola, tutti gli sforzi fatti fino a quel momento sono stati annullati.

Purtroppo persone come gli hikikomori sono ancora poco conosciuti e bisognerebbe sensibilizzare il più possibile su questa condizione patologica,affinché nessuno sia lasciato in disparte dalla società, anche se questa è una decisione volontaria, dettata però da una condizione di disagio provocata dalla società stessa.



Gabriella Iacono, Giulia Alfieri, Marilisa Mormina

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