Il caso Garlasco
- Scicliceo

- 1 giorno fa
- Tempo di lettura: 2 min
Il 13 agosto del 2007 Chiara Poggi, a soli 26 anni, fu uccisa nella sua casa a Garlasco, un paese in provincia di Pavia.
Il corpo venne ritrovato riverso sulle scale che conducevano alla cantina della casa, da Alberto Stasi, fidanzato della vittima, il quale allora aveva 24 anni.
Stasi tornò in auto, chiamò i soccorsi e si diresse alla caserma dei carabinieri dove raccontò che aveva trovato il corpo di Chiara Poggi. Le prime indagini vennero svolte senza le necessarie attrezzature che di norma vengono utilizzate per evitare di inquinare la scena del delitto. Venne appurato poi che le molte persone incaricate dei rilievi sulla scena del crimine non avevano adottato misure volte a non inquinare le prove, come guanti, e che il gatto stesso della ragazza era stato lasciato libero di muoversi per la casa per tutto il tempo.
L’autopsia sul corpo di Chiara Poggi venne effettuata il 16 agosto e stabilì che la giovane era stata uccisa tra le 10:30 e le 13:00 del 13 agosto.
Vennero poi commessi anche altri sbagli: le scarpe che Stasi calzava nel momento in cui sarebbe entrato nella casa furono sequestrate solo il giorno dopo. Nessuno pensò poi di prendere le impronte della ragazza e il suo corpo dovette essere riesumato.
L’oggetto con cui venne colpita e uccisa non fu invece mai individuato.
Inizialmente l’unico indagato fu proprio Alberto Stasi, che nel 2015 fu condannato a 16 anni di carcere a seguito del pronunciamento della Corte di cassazione.
L’11 marzo 2025 il caso per l’omicidio di Chiara Poggi venne riaperto e l’attenzione cadde su un altro indagato: Andrea Sempio, amico del fratello minore di Chiara che all’epoca dei fatti aveva 19 anni. Era, in realtà, già finito al centro delle indagini tra il 2016 e il 2017 per via del suo DNA riscontrato sulle unghie della ragazza. Al tempo, le indagini nei suoi confronti furono archiviate perché la quantità di DNA trovata non era stata ritenuta sufficiente per fare una comparazione attendibile.
L’11 aprile 2025 il Tribunale di Sorveglianza di Milano concesse la semilibertà ad Alberto Stasi, che fino ad allora era detenuto nel carcere di Bollate.
Ad agosto 2025, fu rilevato, su una garza usata durante i primi accertamenti medico-legali, un profilo genetico “ignoto”, non appartenente né a Chiara né a Stasi. La Procura di Pavia ordinò analisi successive per verificarne la rilevanza e possibili contaminazioni dovute a precedenti autopsie.
Fu l’ex-procuratore Mario Venditti, giudice del caso nel 2017, ad essere posto sotto indagine da parte della Procura di Brescia per presunte irregolarità, tra cui corruzione, legate al modo in cui avrebbe gestito precedenti accertamenti su Sempio.
Ad oggi, Andrea Sempio è formalmente indagato, ma non è ancora imputato in processo.
Le indagini genetiche e forensi sono in corso, con materiali da riesaminare.
Marta Caruso ed Eva Ingallinesi


Commenti