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Il cinema sta morendo

Lo scorso 12 novembre, come omaggio al grandissimo Pier Paolo Pasolini, noi studenti del triennio abbiamo avuto il piacere di assistere alla proiezione del docu-film Comizi d’amore, presso il cineteatro Italia; proprio in questa occasione, vedendo che ogni singola poltrona della sala era occupata, ho realizzato di non vedere la sala così piena probabilmente dall’ormai “lontano” 2016, per la proiezione del film Quo vado?. Effettivamente, per chi è un frequentatore abituale del cinema, è impossibile non rendersi conto della realtà dei fatti: purtroppo al giorno d’oggi andare al cinema non ha più la stessa importanza di una volta. Ma quali sono le cause? La prima a cui si pensa non può che essere la pandemia, difatti nel 2020 si è registrato in Italia un calo del 71% degli incassi rispetto al 2019 e la situazione non accenna a migliorare in maniera significativa. Tuttavia, a mio avviso, il Covid è il capro espiatorio di turno che ha soltanto accelerato (anche se di parecchi anni) un processo sfortunatamente inevitabile. Basti pensare che ad un anno dall’inizio del lockdown si discuteva ancora riguardo ad un eventuale ritorno in sala, eppure era già “troppo tardi”: il vuoto è stato colmato dai servizi streaming, che avevano comunque iniziato a prendere il sopravvento già tempo prima dell’avvento del Covid. Queste piattaforme (in costante aumento) attraggono un numero sempre maggiore di abbonati grazie alla quantità innumerevole di film e serie disponibili ad un prezzo abbordabile o, per meglio dire, più conveniente di quello di un biglietto del cinema, che consente di vedere invece un solo film. Qualcuno allora si starà chiedendo a cosa serva tenere aperti i cinema se, eccetto che dai pochi fanatici rimasti, ciò non è più tenuto in considerazione come un tempo… ne vale davvero la pena? A rispondere è stato il Ministero della Cultura stesso appoggiando l’iniziativa “Cinema in festa”, la quale permette al pubblico di accedere in sala a prezzi ridotti, con cadenza periodica (giugno e settembre) sul modello della “Fête du Cinéma” francese e abbraccerà anche i prossimi anni fino al 2026, proprio con lo scopo di “rilanciare il grande schermo”. Del resto, prima ancora della televisione e dello streaming, i film sono nati per essere proiettati al cinema e questo non dovrebbe poter cambiare in quanto dietro ogni pellicola vi è un lavoro inimmaginabile che, specialmente in alcune parti specifiche (quale, ad esempio, la fotografia), ritengo venga quasi “vanificato” dal piccolo schermo. Ricordo ancora, a tal proposito, la prima volta in cui ho visto Bohemian Rhapsody al cinema perché guardare la parte dedicata al Live Aid proiettata sul grande schermo mi ha fatto quasi illudere per un momento di ritrovarmi sul serio ad un concerto dei Queen; ecco, questo è per me il cinema: stare immersi in una stanza buia e lasciarsi andare nella storia che ci si ritrova di fronte. È come una finestra sul mondo (anzi, su diversi mondi) che non andrebbe mai chiusa.

Francesca Cannata


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