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IL DELITTO DI COGNE

Il delitto di Cogne è un caso di omicidio: si tratta del piccolo Samuele Lorenzi, 3 anni, figlio di Annamaria Franzoni (30 gennaio 2002, Valle D’Aosta).

La madre, trovato il corpo, chiama subito i soccorsi dicendo che il figlio stava vomitando sangue e non respirava; quando arrivano i soccorsi, il dottore che entra si accorge subito che qualcosa non va e, preoccupato, chiama le forze dell’ordine che, arrivando sulla scena del crimine, iniziano subito le indagini. Interrogano per prima la madre, che lascia una testimonianza.

 

Quella mattina, alle 8:00, aveva portato il figlio maggiore Davide in cucina per fare colazione, mentre lei era andata in camera da letto a togliersi il pigiama, si era vestita ed era tornata da Davide. Alle 8:15 Davide era uscito di casa prima della madre aspettando fuori. Annamaria, sul punto di uscire, aveva sentito Samuele piangere, lo aveva preso e portato nella propria camera e, una volta infilate le scarpe, era uscita di casa. Accompagnato Davide fino alla fermata dello scuolabus, alle 8:20, alle 8:24 era già rientrata a casa per raggiungere Samuele, trovandolo coperto fino alla testa. Aveva pensato che volesse giocare ma, sentendolo respirare in modo strano, aveva spostato la coperta e visto Samuele coperto di sangue con la testa schiacciata, però era ancora vivo.

Annamaria aveva chiamato la vicina, nonché medico di famiglia, subito dopo il 118 e la ditta di suo marito, facendogli riferire che il figlio era morto e che doveva tornare subito a casa.

 

Il giorno dopo, il 31 gennaio, iniziano le indagini. Sotto il piumone trovano la maglia e i pantaloni del pigiama arrotolati ai piedi del letto: è quello di Annamaria, macchiato di sangue. La maglia è girata al rovescio e all’estremità della manica destra si trovano macchie con all’interno del materiale gelatinoso e un piccolo frammento osseo, ma girando la maglia nel verso giusto era pulita. Il punto in cui era stato poggiato il pigiama era pulito quindi non si è sporcato, chiunque abbia ucciso Samuele indossava dunque il pigiama con la maglia al contrario.

Per capire chi fosse l’assassino, gli acquirenti simulano l’omicidio della vittima per vedere se gli schizzi di sangue siano compatibili, ricreano la testa di Samuele con del legno coperto di sangue e scelgono, come oggetti, un martello e una zappetta da giardinaggio.

Simulando la scena tante volte ottengono il risultato sperato. Lei, con il suo avvocato Taormina, decide di attuare una strategia, cioè di apparire in televisione, e in un'intervista annuncia una nuova gravidanza.

Dopo questo episodio vengono fatti dei test per vedere se abbia problemi mentali, ma risultano negativi. Il 27 aprile 2007 viene confermata la sua condanna a 30 anni ma viene ridotta a 16 anni, e il 21 maggio 2008 entra nel carcere di Bologna dal quale uscirà nel 2019. Fino ad oggi non si è ancora trovata l’arma del delitto.

 

Mallia Nicole e Ferro Anita

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