Ognuno di noi, il giorno della sua nascita, è andato incontro alla sua vita senza poter prevedere con quali condizioni avrebbe avuto a che fare; in poche parole quando, dove e da chi siamo nati è un puro caso. Immaginate nascere ebrei negli anni ’40, essere discriminati, soccombere a regole senza fondamento logico, affogare nell’odio altrui e, per questo, morire con la consapevolezza che vi può essere una vita migliore, meritando un trattamento simile soltanto perché sei nato in quel luogo, da quei genitori e, quindi, geneticamente “macchiato”. Immaginate nascere donna in Iran nel 2023 e, per le stesse insignificanti giustificazioni, subire soprusi, violenze, rischiando la morte ogni giorno, per la sola colpa di essere una donna.
In entrambi i casi è evidente che la ragione di tanta sofferenza è la mente malata dell’uomo: quella mente tanto elogiata dagli stessi che ne hanno fatto nullità. L’essere umano costruisce strutture mentali che prevedono la selezione tra bianco e nero, tra giusto e sbagliato, tra l’io e l’altro. È quest’ultima distinzione che, se assommata alla sete di potere, priva l’uomo di empatia, di umanità e della ragione stessa.
È per questo che ogni anno il 27 gennaio si ricorda la Shoah; il ricordo è importante in quanto è l’unico modo che l’uomo ha di non dimenticare. Oggi come allora, sono presenti nelle nostre società e in tante altre parti del mondo tanti focolai di violenza, generata da intolleranza, sete di potere, ragioni economiche, fanatismo religioso o politico e da attriti razziali.
È il caso dell’Iran dove dallo scorso anno tante donne, studentesse, madri, ma soprattutto (lo ricordiamo perché non troppo scontato, a quanto pare) persone, come Mahsa Amini, stanno tentando di rivoluzionare l’ideologia corrente, rivendicando il loro diritto a condurre una vita più libera e felice. Insieme a loro anche i tanti uomini che le sostengono, come Majidreza Rahnavard, giustiziato a ventitré anni con l'accusa di "inimicizia contro Dio".
È così che l’uomo, ancora una volta, perde il senso di umanità in una società che è consapevole ed esperiente, ma ignora che la ragione dell’uomo è niente se non può impedire il continuo affermarsi di avidità e odio.
Veronica Aprile e Grazia Lasagna
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