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Il Maladaptive Daydreaming: quando sognare diventa un problema


È sempre piacevole potersi perdere nella propria immaginazione, magari per scacciare via l’ansia o la noia, ma, se questo occupa una certa quantità di tempo e interferisce con il nostro comportamento sociale, può diventare maladattivo. Il “Maladaptive Daydreaming” (o “Sogno ad Occhi Aperti Maladattivo”), scoperto dal professore di psicologia Eli Somer nel 2002, è l’attività di fantasia compulsiva in cui il soggetto sperimenta degli intensi sogni ad occhi aperti. Si tratta di una dipendenza comportamentale in cui si sente la necessità di immergersi in delle fantasie, che portano rabbia e fastidio se interrotte. I soggetti affetti si concentrano in dei mondi dalle trame intricate, che possono essere influenzate da libri, film o musica, e raggiungono uno stato di concentrazione che li porta a recitare delle azioni immaginate e riprodurre dei suoni, arrivando a provare delle emozioni autentiche. Tali fantasie vengono vissute come realtà, anche se i soggetti riconoscono che si tratti di finzione, differenziandosi quindi dai sintomi della schizofrenia.Seppur gratificati durante l’attività di immaginazione, i soggetti affetti da Maladaptive Daydreaming provano in seguito angoscia e senso di colpa perché passano anche ore a immaginare, trovando problemi con lavoro e studio o a livello sociale. Le persone con questo disturbo trovano talmente difficile interrompere le loro fantasie da mettere da parte i propri bisogni fisiologici, come mangiare e dormire. Sebbene non sia indicata una causa specifica, alcune teorie suggeriscono che a comportare il MaladaptiveDaydreaming siano emozioni e situazione negative, come sistema di difesa contro una realtà difficile, e negli ultimi anni sta diventando evidente che l’eccessivo sognare ad occhi aperti può diventare patologico e rappresentare un problema significativo.Ciononostante, il Maladaptive Daydreaming non è ancora riconosciuto come disturbo all’interno del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali perché si crede possa essere solo l’effetto di altri tipi di disturbi, come i disturbi ossessivi-compulsivi, i disturbi d’ansia o ADHD, ma esiste uno strumento di misura self-report (MDS-16) gratuito su internet. Proprio perché non ritenuto un disturbo, sono stati pochi i progressi della ricerca negli ultimi 20 anni e non conosciamo una cura al problema, anche se potrebbe non servire; basterebbe la sola consapevolezza del disturbo e un modo per impiegare bene la creatività scaturita.

 

                                                                                                                                  Vincenzo Campailla

 
 

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