Come la guerra che coinvolge solo due nazioni può alterare l’economia di un intero continente? Oggi più che mai appare evidente come l’economia mondiale sia interconnessa; per tale motivo una guerra geograficamente limitata può alterare l’assetto economico di un intero continente rischiando di superare i confini dello stesso fino ad avere impatti a livello mondiale, così come ci mostra il conflitto tra Russia e Ucraina. Ma ciò avviene per cause sopraggiunte nel tempo. Economicamente parlando, infatti, vi sono conflitti d’interesse che vanno oltre la conquista di un territorio. E allora forse bisognerebbe parlare di gestione del Potere che spinge a intraprendere azioni pensando ai profitti di cui uno Stato necessita. Infatti, la ricchezza assicura il benessere di uno Stato, ma affinché uno Stato si assicuri il benessere, deve avere un’economia che sappia rispondere alla domanda interna ed estera in misura crescente. La conquista di un territorio è sicuramente un’opportunità per l’ampiamento dello spazio economico di riferimento, anche se il costo di tale ampliamento dovesse superarne i benefici. L’economia di ogni Stato è largamente dipendente da quella degli Stati con cui commercia e una guerra frange tale concetto. Difatti, attualmente ci troviamo di fronte ad un aumento dei prezzi (inflazione) dovuto proprio alla mancanza d’equilibrio tra l’offerta (in questo caso, la produzione) e la domanda (la richiesta di un determinato prodotto). Proviamo a fare un esempio concreto: l’impennata del prezzo dei carburanti, come anche di altre materie prime (ad esempio il grano), è segno di squilibrio tra domanda fortemente crescente e offerta limitata nelle quantità. Mentre in tutta Europa cresce la domanda di gas, la Russia (principale esportatore europeo) limita le quantità fornite anche per danneggiare le economie dei paesi che le si contrappongono. Per l’Italia vale un concetto a parte: essa impone delle accise (tasse sui prodotti di largo consumo) sui carburanti molto superiori rispetto ad altri Stati. Questo amplifica il processo di aumento dei prezzi e determina i problemi economici dei nostri giorni. Tornando alla domanda di partenza, potremmo rispondere affermando che le cause di tale situazione sono soprattutto lo squilibrio dei mercati e la mancata indipendenza dal commercio internazionale. L’indipendenza sembra essere fondamentale, soprattutto adesso. Si pensi soltanto al fatto che se vi fossero risorse energetiche alternative, come le fonti sostenibili e rinnovabili, capaci di rendere l’Italia autosufficiente, l’economia nazionale sarebbe esposta a rischi molto minori. Possiamo solo augurarci che il governo si preoccupi di svilupparle.

Veronica Aprile
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