“Stai attenta a cosa ti metti quando esci, copriti bene, perché non si sa mai chi incontri per strada”. È la frase di ogni mamma, ogni volta che la figlia esce fuori la sera. Ho sempre chiesto a mia madre perché dovessi stare attenta a come mi vestivo, a non mettermi una magliettina scollata o una gonna troppo corta, nonostante non ci fosse freddo. Mi ha spiegato che, non coprendomi bene, potevo attirare l’attenzione di quel ragazzo le cui intenzioni sicuramente non erano buone, potevo diventare una facile preda per qualcuno che voleva farmi del male, che voleva abusare di me. Ho sempre continuato a chiedermi perché il modo in cui mi vestivo poteva mettermi in pericolo, perché uscendo per strada avrei dovuto aver paura. Quell’aspettarsi che noi, ragazze e donne che viviamo nella costante paura di subire un abuso, cerchiamo in ogni modo di proteggerci è un’aspettativa racchiusa nella cosiddetta “cultura dello stupro”. L’abuso viene concepito come fatto inevitabile. Viviamo in una società in cui la cultura dello stupro è diffusa, quella cultura in cui stupro e abusi sono comuni, sono normalizzati e incoraggiati da una serie di comportamenti. Tra questi vi è la colpevolizzazione della vittima, un fenomeno di cui sentiamo spesso parlare e che consiste nell’accusare la vittima di violenza di aver provocato lo stupro o di aver affrontato consapevolmente il rischio: “se l’è cercata, indossava una gonna troppo corta, doveva stare più attenta”. Un altro atteggiamento che favorisce la cultura dello stupro è lo “slut-shaming”, per cui una donna viene fatta sentire colpevole o inferiore per determinati suoi comportamenti o desideri sessuali che si discostano da ciò che “ci si aspetta”, da quel codice di comportamenti accettabili che una donna, per la società, dovrebbe seguire. C’è poi ancora l’oggettificazione della donna, cioè il considerare la donna come semplice mezzo per soddisfare il proprio piacere sessuale, il considerare la donna in quanto corpo e non in quanto persona. L’aggressività sessuale maschile, in una società in cui vi è la cultura dello stupro, viene incoraggiata e noi ragazze, noi donne, ci sentiamo costantemente minacciate. Vorrei che un giorno mia madre vedendomi uscire di casa mi dicesse “copriti bene, perché c’è freddo” e non “perché non si sa mai chi incontri per strada”.
Alice Anichitoaie

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