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La situazione in Afghanistan

Nel febbraio del 2020, dopo vent'anni di guerra, gli Stati Uniti e i talebani firmarono un accordo di pace, che prevedeva il ritiro di tutte le forze Nato entro il primo maggio del 2021. Ai talebani sono bastati solo tre mesi e mezzo per riconquistare l'Afghanistan e tornare a far sventolare a Kabul la bandiera dell'Emirato islamico. Era esattamente Il 15 agosto del 2021. Da quella data è iniziato il declino inesorabile del Paese, in particolar modo la violazioni dei diritti umani in relazione a donne e ragazze. Nonostante le promesse iniziali, secondo cui alle donne sarebbe stato permesso di esercitare i propri diritti nel rispetto della sharia, cioè l’insieme dei principi non imposti dagli uomini ma derivati da Dio, compreso il diritto al lavoro e allo studio, i talebani hanno escluso donne e ragazze dalla vita pubblica. Hanno persino vietato alle ragazze di frequentare la scuola oltre la prima media ed hanno impedito alle donne di svolgere la maggior parte dei lavori fuori casa. Lo scorso mese di maggio, addirittura, hanno imposto l’obbligo alle donne di coprirsi il volto in pubblico ed hanno ordinato loro di rimanere nelle proprie abitazioni, consentendo loro di uscire solamente in caso di necessità. Inoltre, è evidente che oggi il Paese si trovi vicino a un tremendo collasso. L'Afghanistan è stato colpito da una crisi economia devastante, dall’aumento della povertà e della criminalità e dalla carenza dei servizi essenziali. Più di 23 milioni di afgani sono a rischio di grave insicurezza alimentare a causa di oltre quarant’anni di guerra, dei devastanti effetti del cambiamento climatico e delle catastrofi naturali, della conseguente crisi bancaria e finanziaria e dell’inflazione, con l’aumento di circa il 50% dei prezzi di cereali e carburante. Oggi, secondo UNAMA (Missione di Assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan) almeno il 59% della popolazione necessita di assistenza umanitaria. A proposito della guerra, essa si è conclusa circa un anno fa, ma le vittime non sono ancora del tutto terminate: si tratta di feriti da arma da fuoco, da arma da taglio, da esplosioni di mine e ordigni improvvisati che, in oltre 400 casi (il 30% del totale) sono bambini e ragazzi di età inferiore ai 18 anni, a dimostrazione della crudeltà del conflitto.

Giulia Quintino


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