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La standardizzazione dei corpi femminili

La società è viva e come tale, nel tempo, subisce delle mutazioni. Secondo questo principio quindi, i pilastri costituenti di una società fanno riferimento a una serie di esigenze portate avanti dalla stessa e, di conseguenza, si adattano. La mera verità è proprio questa: l’uomo ha bisogno di punti di riferimento, che siano statici o dinamici non importa, gli basta solo che ci siano. Ad esempio, i canoni estetici femminili sono uno di questi. In generale, è sempre stato presente l’etichettaggio dei corpi maschili e femminili. Tuttavia, soprattutto negli ultimi anni, gli storici hanno notato che specialmente il corpo femminile è stato trattato nel tempo come una tendenza o, se vogliamo usare un termine più vicino al linguaggio giovanile odierno, un trend.

Ma secondo cosa si è potuto comprovare questo dato? Per parlarne dobbiamo fare qualche passo indietro, tornando addirittura al 1400.

Dal 1400 al 1700, età rinascimentale, come possiamo intuire dai quadri o le sculture dell’epoca, l’ideale di bellezza femminile era rappresentato da una donna in carne (pancia tonda, seno grande, fianchi pieni). In questi anni la forma fisica della donna rappresentava lo stato del marito, per questo, probabilmente i canoni di bellezza femminili erano tali perché una persona in carne ci dà l’idea che sia in piena salute.

Dal 1800 al 1900 le tendenze presero pieghe diverse (anni di importante sviluppo per i mass-media). Soprattutto in Inghilterra, una donna rispettata aveva una vita stretta, la pelle chiara, le guance rosse e i capelli lunghi venivano acconciati in basso. La vita stretta era garantita dal corsetto che offriva anche compostezza e rigidità alla postura; quindi, i canoni erano completamente cambiati: la donna doveva esprimere la massima eleganza e sobrietà all’occhio dell’uomo e, questa volta, era la sua magrezza a definire il suo stato di salute e il rispetto che le si doveva rivolgere.

Dal 1920 i canoni precedenti vennero ancora una volta declassati. Questa volta si voleva mandare un messaggio: la donna era libera. Capelli corti, fisico snello e piatto… tuttavia il tentativo di questa ribellione innescò invece un’epidemia di disturbi alimentari.

Subito dopo, negli anni ‘30 venne la ricerca del fisico a clessidra, corposo e “perfetto”, che fece tornare la moda dei corsetti e della moglie perfetta e ancora dopo, negli anni ’90, si alternò invece la follia delle top model con corpi esageratamente magri, che comportò addirittura il più alto tasso di mortalità per anoressia negli USA.

Come abbiamo potuto vedere, con il passare del tempo e soprattutto con l’avvento dei mass media, le tendenze sono state sempre più in rapido cambiamento.

E quindi, in quale fase ci troviamo adesso? Sicuramente, i canoni estetici sono in un ulteriore cambiamento che si verifica con cicliche oramai stagionali. Da questo insorge estremo disagio e confusione nella società che, oltre tutto non è affatto aiutata dai social media. Eppure, vi sono degli input verso una nuova era, che avrebbe come punti di riferimento gli ideali di accettazione.

È importante capire che trattare il corpo come un trend vuol dire riconoscere determinate caratteristiche fisiche come standard ed eliminare tutte le altre che automaticamente diventano non belle. Questa narrativa è tossica, perché con la nascita di uno standard muore l’unicità di ognuno di noi.

Veronica Aprile


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