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La storia era già scritta


Uno dei fatti di cronaca di cui si è sentito parlare maggiormente, in questi giorni, è la morte di Aleksej Naval'nyj, l’oppositore più temuto dall’attuale presidente della Russia Vladimir Putin; il quale, a lungo andare, si è rivelato più un dittatore e nemico della democrazia, che un presidente.

Aleksej era a capo del partito politico “Russia del futuro” e presidente della “Coalizione democratica”, che fino al 2015 era co-presieduta da un altro grande avversario di Putin: Boris Nemcov, morto assassinato.

Lo scontro tra Naval’nyj e Vladimir Putin cominciò nel 2008 quando iniziò ad indagare su vari politici e sul governo, diventando molto critico nei riguardi del presidente. Nel 2011, rilasciò un’intervista in cui definiva la “Russia unita” un partito di “Truffatori e ladri”, e a seguito delle elezioni manifestò contro l’esito finale, confermato dai sondaggi condotti sul suo blog. Ciò lo rese conosciuto al grande pubblico russo, che appoggiava la sua denuncia. Le accuse di broglio elettorale non ebbero alcun effetto giudiziario contro Putin e lui venne arrestato.

Successivamente cercò di candidarsi alle presidenziali ma ne fu escluso a causa di varie condanne anche se la causa principale è probabilmente attribuibile alle sue idee contro Putin. Purtroppo per lui il peggio doveva ancora arrivare, nel 2017 subì due attentati e perse l’80% della vista, essendo attaccatato da una soluzione corrosiva.

Nel 2020, venne avvelenato prima di prendere un aereo, il quale atterrò d’urgenza a Berlino all’insorgere dei primi sintomi dell’intossicazione da Novichok, già utilizzato per uccidere altri “nemici” dello stato.

Dopo la convalescenza ha deciso socraticamente (citando Roberto Saviano) di tornare in patria, fu incarcerato in condizioni disumane e, direttamente o indirettamente, lentamente ucciso, prima nello spirito e ad un certo punto anche nel corpo.

Aleksej Naval’nyj non è il primo e, purtroppo, non sarà neanche l’ultima vittima del presidente russo se la situazione in Russia rimarrà statica. L’unica cosa che possiamo fare è non dimenticare, cercando per quanto possibile di dare un valore ad una vita dedita alla ricerca di democrazia e libertà.                                                                                                          

Antonio Magro

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