L’occhio del Sahara - o “struttura di Richat” – è una grande struttura geologica circolare in Mauritania, nord Africa. Riguardo ad esso , negli anni, sono circolate molte teorie fantascientifiche, come ad esempio quella che sostiene che la struttura sia in realtà ciò che resta della città di Atlantide di cui parla Platone. Lo scettico Steven Novella criticò questa supposizione, affermando che la struttura non è coerente con la descrizione fatta da Platone e che il sito non mostra alcuna prova che una città sia mai stata costruita nel luogo. Data la sua forma circolare, la struttura vista dall’alto ricorda proprio la forma di un occhio, da cui il nome con il quale viene conosciuto. Ciò che si vede in superficie è una serie di cerchi concentrici dal diametro di circa 40 km e caratterizzati da colori diversi. Questa differenza di colore deriva dalle diverse tipologie di rocce da cui l’occhio è composto: brecce, basalti e carbonati, che nel corso del tempo si sono alterati modificando ulteriormente il colore dei cerchi. L’impronta circolare inizialmente ha fatto pensare all’impatto di un meteorite ma, ad oggi, l’interpretazione scientifica più accreditata ritiene che la struttura sia il risultato di un antico vulcano che, dopo un’eruzione, ha subito un collasso strutturale; questa spiegazione trova supporto nelle rocce presenti nella formazione, che mostrano segni di alterazione termica tipici di attività vulcanica. Invece un’altra teoria, meno accreditata, suggerisce che l’occhio del Sahara sia il risultato dell’erosione di strati più morbidi, che hanno formato gradualmente la struttura circolare nel corso di milioni di anni. Questo processo sarebbe stato influenzato da fattori climatici e geologici, come vento e acqua, che hanno scolpito la roccia nel suo caratteristico schema circolare. Nonostante il mistero che avvolge la sua formazione, l’occhio del Sahara continua a intrigare gli studiosi, ispirando ricerche più approfondite sulla storia geologica della Terra. La sua presenza nel deserto africano rimane un enigma affascinante, che unisce la meraviglia della natura e il desiderio umano di comprenderne i segreti.
Giulia Modica e Gioia Scifo
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