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Luddite club

“Non riesco più a distinguere se faccio una cosa perché mi piace o perché è bello mostrarla sui social.”

Queste sono parole di Logan Lane, una ragazza newyorkese di 17 anni che, insieme ai suoi amici adolescenti, ha deciso di abbandonare completamente i social network, che stavano rovinando la sua salute mentale.

Logan ha deciso così, da un giorno all’altro, senza preavviso, per sfuggire a quella che ormai stava diventando un’ansia sociale per via del troppo utilizzo di queste nuove tecnologie.

Logan non è un’”eroina”, non è “strana”, né tantomeno “diversa”; fino a qualche mese fa, anzi, l’avremmo definita “come tutti noi” proprio perché ancora schiava dei social come la maggior parte di noi adolescenti.

Anche lei si era ritrovata a possedere uno smartphone già in giovane età, entrando subito nel mondo di Instagram e diventando quello che la legge dei social voleva che diventasse.

Del resto, quando passi la maggior parte del tuo tempo ad ammirare le quelle ragazze carine e popolari che apparentemente conducono una vita perfetta, finisci per voler diventare come loro, emulandole, trasformandoti in qualcuno che tu non sei.

Logan era ormai tenuta a “dover recitare per essere all’altezza della sua persona social”,

e a questo punto, finalmente, cerca di disintossicarsi non solo da Instagram ma da tutta la tecnologia che la circondava.

Abbandona completamente lo smartphone, fino ad esser costretta dai suoi stessi genitori a far uso di uno di quei vecchi telefoni a conchiglia, che noi oggi chiameremmo “reperti archeologici”.

“Perdere il cellulare si è rivelata una liberazione.”

Come ammette la giovane ragazza, infatti, solo grazie a questa scelta “drastica” può riscoprire parti di sé che ormai aveva perso, dedicandosi maggiormente ad attività e hobby che non avrebbe mai preso in considerazione pur di passare le ore a scrollare sui social.

Eppure, morendo nei social, è come se scomparissi un po' anche dalla vita reale, e, anche se a Logan non importava molto, rimaneva pur sempre un problema.

Questo finché un giorno, ad un concerto punk, le fecero conoscere Jameson, anche lei in possesso di un telefono a conchiglia, che avrà la possibilità di rincontrare in una biblioteca.

Lì, con una ciambella e due libri, sono andate a chiacchierare al parco: questo sarà il primo incontro del Luddite Club.

“Luddite Club” : un nome un po’ strano per indicare un gruppo che si estranei dalla tecnologia, che si pensa derivi dal nome dall’operaio Ned Ludd, il quale, nel 1799, fondò un movimento critico verso l’industrializzazione.

Qui si riuniranno ragazzi aventi stessi “ideali” per passare pomeriggi insieme a leggere, cucire, disegnare o anche solo per ascoltare il suono del vento.

Unica regola? No smartphone.

Sembra bello, sembra bello perché allontanerebbe tutti dai danni che il confronto sociale online provoca nell’immagine che ciascuno ha del proprio valore, della propria bellezza, motivo per il quale anche Billie Eilish, famosissima cantante americana, ha recentemente deciso di eliminarsi da tutti i social, proprio come questi “luddisti”.

Sembra bello, anche se, agli occhi dei ragazzi di oggi, sembra troppo difficile.

Sembra bello, ma non abbiamo il coraggio di ammetterlo.

Martina Brafa


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