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Michela Murgia: una voce contro l’oscurantismo

Murgia è stata forse la prima voce veramente ascoltata, in Italia, a parlare di femminismo intersezionale. È stata un'attivista per le donne e per la comunità Lgbtqia+, e per questo è stata criticata. Ma non si è mai tirata indietro nel parlare di libertà, di rivendicarla per ognuno di noi, ricevendo in cambio vere e proprie valanghe di odio.

Nei suoi libri e nei suoi interventi sui social denuncia ingiustizie e difende diritti fondamentali. Dunque quali dovrebbero essere per lei le priorità nell'agenda di un governo ideale in ambito di diritti umani?

In tema di diritti umani, nelle democrazie il dissenso organizzato è una grande arma di pressione politica. In Italia sulle questioni lavoro, maschilismo e accoglienza del nuovo si gioca letteralmente il futuro del Paese. Tutti e tutte possiamo fare qualcosa per promuovere i diritti: Case delle donne, Ong, movimenti di sensibilizzazione... c'è l'imbarazzo della scelta.

Se c'è una cosa che è stata ampiamente sottovalutata, è il prezzo che Michela Murgia ha dovuto pagare per aver scelto di esprimere liberamente le proprie idee. " Il vomito l'ho vissuto, -diceva- ma legato alla mia ostensione pubblica, all'essere diventata un bersaglio. Era la reazione per l'odio che ho avvertito nei miei confronti. É cominciato quando ho visto per la prima volta il mio nome sui muri, quando mi hanno insultata in coda al supermercato. È finito quando ho capito che non dovevo lasciare andare quell'odio dentro di me"

Dire che il canone culturale e politico del paese è misogino significa rendersi conto della gerarchia di genere che lo struttura, e dei processi che ancora vengono messi in atto per impedire l'autodeterminazione di intere comunità.

La nostra cultura democratica ha sempre presentato

'autodeterminazione come un valore. Eppure, quando questo valore viene incarnato e agito da una donna o da un qualsiasi altro individuo

"diverso dagli altri", diventa subito un problema.

Murgia era eccessiva in tutto, negli abiti e nelle parole. La sua autodeterminazione era assoluta, la sua libertà andava dunque regolamentata e repressa almeno un poco, per non mettere a disagio un potere politico e culturale ancora profondamente patriarcale. È per reprimere la fiera pratica della libertà che Murgia è stata ostracizzata con ogni mezzo necessario. Ed è in questo contesto che si è ammalata e che ci è stata portata via troppo presto.

Michela desiderava un mondo in cui le differenze potessero coesistere gioiosamente, trasformando l'inclusione in un processo di pedagogia pubblica in cui comunità diverse possano conoscersi e contaminarsi. Per molti è stata una guida, una voce esterna capace di far vibrare la nostra voce interiore e di farci riflettere su temi che la nostra mente non riusciva ad elaborare. Ci ha accompagnato in un viaggio di consapevolezza e sensibilità verso l'altro/a. Un'ispirazione per coraggio e autenticità, dimostrando l'importanza di lottare contro qualsiasi tipo di ingiustizia, mirando sempre a qualcosa di migliore.

Manuela Blundetto

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