Disarmante la scena del Parlamento vuoto di fronte alla Ministra per le Pari Opportunità Bonetti mentre affermava l’impegno dello Stato di fronte al fenomeno della violenza sulle donne. Erano presenti solo 8 deputati su 630, come se il problema non li riguardasse, come se i dati fossero solo numeri e non vite umane. Solo numeri, sì, solo 103 donne uccise in un solo anno. Avete ragione: noi donne siamo sole, sole in un mondo che non ci protegge, sole in un mondo che vede ma sta sempre fermo.
“Era troppo scollata”, “lo voleva lei”, “mente”, “l’ho fatto per amore”: diciamocelo, quante volte lo abbiamo sentito? Oppure, quel famoso “è colpa sua”: sì, è colpa mia, colpa nostra che nonostante tutte le nostre battaglie, nonostante tutte le nostre urla, continuiamo a non essere ascoltate. “Mi pedina, vuole sapere tutto”, “è il suo modo di dimostrare che ci tiene”, “mi violenta, mi maltratta”, “è solo geloso”. Sono stanca, sono stanca di sentire scuse affinché la colpa ricada su di me, su di noi, come sempre.
Eppure, dopo pianti, ferite e delusioni, qualcosa inizia a muoversi. È stato presentato, infatti, il disegno di legge per la prevenzione e il contrasto della violenza nei confronti delle donne. Presentato affinché aumentino le pene previste per i continui reati come lesioni, minacce, violazione di domicilio. Presentato affinché ogni singola donna possa sentirsi un po’ meno sola, il disegno di legge prevede un “cambio di prospettiva”: non deve essere più la donna a nascondersi, ma il carnefice ad essere perseguitato e ostacolato.
Quindi, in seguito ad una denuncia o una querela, le forze dell'ordine, dopo i primi accertamenti, in caso di pericolo potranno avviare l'iter per disporre una vigilanza a tutela della persona offesa. "Per la sospensione condizionale della pena prevediamo un rigoroso rispetto dei percorsi di recupero e un uso più diffuso, vasto, robusto del braccialetto elettronico che pone il violento di fronte all'alternativa di indossarlo o finire in carcere” affermano le autorità preposte.
Voglio ricordare però, che il problema della violenza sulle donne riguarda tutta quanta la collettività, non solo le singole ministre che hanno lavorato al disegno di legge. Come scrisse il poeta inglese John Donne nella sua “Nessun uomo è un’isola”: “La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell’umanità. E dunque non chiedere mai per chi suona la campana, essa suona per te”.

Chiara Aprile
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