Diciamolo subito: “Perfect days” è un gioellino, dal formato piccolo 4:3 ma grande nella sua purezza e riuscita. Chi pensava di trovarsi di fronte ad un lungometraggio ricco di azione e colpi di scena come me, è rimasto senza dubbio spiazzato dall’ordinarietà e dalla monotona routine del protagonista. Ambientato in Giappone, seguiamo le giornate di Hirayama, un uomo di circa sessant’anni inserviente dei bagni pubblici di Tokyo. La sua è una routine meticolosissima: si sveglia, innaffia le piantine, svolge il suo turno di pulizia e legge, legge tanti libri accompagnato dai suoi brani preferiti in cassetta. E poi passa il resto della giornata a coltivare i più semplici piaceri della vita, per poi ricominciare. A spezzare la monotonia, ogni notte un sogno diverso. Infatti sono quei piccoli dettagli cui ormai nemmeno prestiamo attenzione, quella bellezza degli alberi che lo circondano e che tanto ama fotografare con la sua Kodak a rullino, a fare la differenza. Se da un lato la presenza di pochi dialoghi ci permette di apprezzare ogni suo gesto, dall’altro il silenzio del personaggio fornisce non pochi spunti di riflessione. Hirayama ci dà, quindi, una quantità incalcolabile di lezioni di vita, a partire dal vivere con calma, senza farsi travolgere dalla frenesia e dalle aspettative della società contemporanea che ci vorrebbe sempre pronti.
Al di là della storia che racconta il regista tedesco Wim Wenders, ciò che conta davvero è la sensazione che si ha nel guardare il film. Ecco, a me ha trasmesso serenità e dato il coraggio di soffermarmi su me stessa e sulla semplicità delle cose quotidiane. L’invito che faccio ad ognuno di voi è, perciò, quello di andare un po' più piano, se ne sentite il bisogno: magari per alcuni non è la cosa giusta da fare ma voi provateci comunque.
Paola Piccione

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