Da quando l'uomo ha appreso la lavorazione dei carburanti fossili per la produzione di plastica, la vendita e l'utilizzo di articoli in questo materiale è cresciuta in maniera esponenziale, al punto da modificare radicalmente le abitudini di tutti noi. Se, da un lato, é indubbio che l'impiego di oggetti di plastica in vari settori abbia determinato grandi benefici a livello pratico, dall'altro ciò non ha fatto altro che incentivare il carattere consumistico della nostra società, ma soprattutto ha apportato gravi danni all'ambiente. È l’ambiente, infatti, la vittima più importante di questo fenomeno. Si stima che l’80% dell'inquinamento marittimo sia causato da materiali plastici che arrivano nei mari e negli oceani, a causa delle correnti, in una quantità che va dai 4 ai 12 milioni di tonnellate annue, recando danni irreversibili agli ecosistemi.
Sono questi i motivi che hanno portato alla nascita dell'associazione 4Ocean che mira a combattere la crisi dei rifiuti di plastica, riducendone l'afflusso negli oceani e cambiando le modalità di consumo della plastica stessa sulla terraferma, ma anche ad influenzare i governi e la società affinché compiano cambiamenti significativi e a lavorare con organizzazioni ambientaliste per portare avanti le loro importanti missioni.
È sulle spiagge di Bali che quest’azienda affonda le sue radici, poiché lì, nel 2015, i due surfisti Alex Schulz e Andrew Cooper si resero conto delle gravi condizioni in cui le spiagge e le fasce costiere indonesiane si trovavano. I due giovani videro come i pescatori del luogo fossero costretti a spingere le loro barche attraverso cumuli di rifiuti per raggiungere acque più aperte e compresero, dunque, come l'inquinamento della plastica avesse avuto un grande impatto non soltanto sull'ambiente ma anche sulle abitudini quotidiane delle comunità locali. Così, nel 2017, fondano a Boca Raton, in Florida, 4Ocean, un'azienda for-profit che, però, utilizza una porzione dei profitti ricavati dalla vendita di braccialetti e prodotti in materiale riciclato per finanziare le opere di pulizia e le varie attrezzature necessarie alla raccolta di rifiuti in acque profonde.
Ad oggi 4Ocean ha raccolto più di 18 milioni di libbre di rifiuti dai litorali e svolge operazioni di pulizia in Florida, Haiti, Guatemala e Bali; ha assunto dipendenti a tempo pieno che possano lavorare sette giorni su sette per questa importante missione e ha organizzato eventi di volontariato per la raccolta di plastica a cui centinaia di persone hanno partecipato.
Molto spesso, purtroppo, agiamo senza pensare alle conseguenze; sprechiamo, inquiniamo, distruggiamo tutto ciò che ci circonda senza accorgercene. È come se fossimo totalmente incapaci di comprendere il grave danno che stiamo commettendo, ma non perché non abbiamo le capacità mentali sufficienti per farlo, bensì perché abbiamo paura. Sì, abbiamo tremendamente paura di sentirci colpevoli per un qualcosa di così grande che ci limitiamo ad ignorare il problema senza pensare al fatto che prima riconosceremo i nostri errori, prima riusciremo a rimediarvi. Come direbbe Giulio Natta in un’“intervista immaginaria” sul web: “La plastica non ha né i piedi, né le ali, né le branchie e se finisce in mare è perché qualcuno ce la butta. Questo qualcuno si chiama uomo, e di questo dobbiamo essere più consapevoli”.
Miryam Scifo e Serena Giannone
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