Venerdì 29 novembre è stata una giornata di sciopero generale indetta da CGIL e UIL, con otto ore di astensione dal lavoro e numerose manifestazioni su tutto il territorio nazionale. I sindacati si sono opposti, fermamente, alla manovra finanziaria proposta dal governo Meloni, ritenendola insufficiente per affrontare i problemi economici e sociali che affliggono il Paese. La CGIL e la UIL hanno denunciato la mancanza di interventi significativi, per migliorare le condizioni dei lavoratori e delle famiglie. Con questo sciopero i sindacati hanno richiesto:
● Aumento del potere d’acquisto dei salari: gli stipendi rimangono fermi, nonostante il costo della vita sia in crescita.
● Precarietà lavorativa: non vengono proposte misure concrete per contrastare la diffusione di contratti precari.
● Politiche sociali insufficienti: mancano piani adeguati per contrastare povertà, disoccupazione e disuguaglianze.
Secondo i sindacati, la manovra ignora le esigenze di una larga parte della popolazione, richiedendo, invece, sacrifici che gravano sui ceti medi e bassi, senza garantire prospettive di rilancio economico.
La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha commentato duramente lo sciopero, definendolo un atto pregiudiziale. Ha rivendicato che la manovra include misure richieste dagli stessi sindacati, come il taglio del cuneo fiscale, il supporto ai redditi più bassi e la lotta al precariato. Nonostante ciò, Landini e Bombardieri sostengono che questi interventi siano limitati e non in grado di risolvere i problemi strutturali del Paese.
La protesta ha interessato diversi settori: dai trasporti, con disagi per pendolari e viaggiatori, alla pubblica amministrazione, sanità e scuola. Le manifestazioni si sono tenute nelle principali città italiane, con Roma, Milano e Napoli tra le protagoniste di cortei e comizi. Molti sono stati coloro che hanno aderito alla manifestazione, non solo tra i lavoratori, ma anche tra i giovani, pensionati e associazioni di categoria, uniti dalla richiesta di politiche economiche più eque e sostenibili.
Lo sciopero ha rappresentato un banco di prova non solo per il governo, ma per l’intero sistema di relazioni industriali in Italia. I sindacati hanno dichiarato che "non c’è un altro strumento se non quello di scendere in piazza", ribadendo che il distacco crescente tra politica e cittadini è un pericolo per la democrazia e per il futuro del Paese. Questo appuntamento è stato cruciale per capire se il governo avesse intenzione di aprire un dialogo più ampio o, se invece, si sarebbe limitato a difendere l’impianto attuale della manovra. Il Paese è stato, così, preparato a una giornata di mobilitazione che si preannunciava essere decisiva per il dibattito pubblico.
Raffaele Ragusa, Andrea Gazzè
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