Siamo ciò che pensiamo o ciò che facciamo?
- Scicliceo
- 11 giu 2024
- Tempo di lettura: 2 min
Se ci fosse un’interruzione in una partita di calcio e tutti i giocatori in campo si fermassero a riflettere sui loro pensieri, cosa accadrebbe? Probabilmente sarebbe un’immagine strana e surreale, ma ciò solleva una domanda esistenziale: siamo ciò che pensiamo o ciò che facciamo?
La questione può sembrare un po’ filosofica, ma in realtà è un concetto con cui tutti ci confrontiamo quotidianamente. È come la classica domanda “Cosa è venuto prima, l’uovo o la gallina?” solo che applicata alla nostra realtà.
Ma cosa succede nella vita di tutti i giorni? I pensieri influenzano le azioni o viceversa? La realtà è che entrambi sono inevitabilmente legati. Le nostre riflessioni possono motivare le nostre azioni e le nostre azioni possono influenzare i nostri pensieri.
Parlando dei pensieri, ci sono momenti in cui crediamo di avere una determinata personalità, ma poi le nostre iniziative non sempre rispecchiano quei pensieri. Ad esempio, potremmo pensare di essere coraggiosi, ma quando ci troviamo in situazioni difficili, ci ritroviamo a essere timidi e tentennanti.
D’altra parte, ci sono anche momenti in cui le nostre azioni ci sorprendono. Forse non pensavamo di avere il coraggio di dire la verità a un amico, di prendere quella decisioneapparentemente difficile, ma lo facciamo comunque, stupendo noi stessi e gli altri. Le azioni possono quindi plasmare i nostri pensieri. Se agiamo in modo coerente con un certo comportamento, possiamo finire per identificarci con quel comportamento e adottare i pensieri e le convinzioni che lo sostengono. Quindi, forse la domanda più importante non è tanto se siamo ciò che pensiamo o ciò che facciamo, ma come possiamo bilanciare questi due aspetti per diventare la migliore versione di noi stessi. Ci rendiamo conto che quindi non esiste una risposta definitiva a questa domanda, ma ciò che è certo è che la consapevolezza di questa dinamica può guidarci nel percorso verso la crescita personale e il miglioramento continuo.
Emilia Tapuskovic e Sofia Lorefice
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