È ormai un dato di fatto che negli ultimi anni si sta registrando in tutto il mondo un forte aumento del consenso popolare non solo verso i movimenti politici estremisti, ma soprattutto nei confronti di quei partiti politici che storicamente hanno rappresentato gli ideali di quella parte della popolazione, spesso derisa per la propria ignoranza e chiusura mentale, che solitamente non riusciva ad esprimere le proprie idee fuori dalle mura di un bar o, peggio, di una cabina elettorale.

Ma se prima queste compagini politiche rappresentavano appunto una minoranza, adesso si ritrovano ad avere una certa rilevanza all'interno dei governi, se non addirittura ad esserne a capo. Se ciò è dovuto, da una parte, alla grande capacità di questi partiti di mutare il proprio linguaggio e adattarlo ad una fascia più ampia della popolazione, è certo che il ribaltamento dei vecchi equilibri politici è dovuto anche ad un cambiamento della società.
È così che si spiega come in Italia due tra i personaggi politici più discussi, attaccati e presi in giro degli ultimi vent'anni siano diventati uno ben tre volte Presidente del Consiglio e l’altro l’attuale Ministro dell’Interno. È ovvio che una società stufa della vecchia politica e della corruzione che la caratterizza sia terreno fertile per propagande che mirano ad alimentare paure, invidie e risentimenti che, come conseguenza, hanno la giustificazione di intolleranze, discriminazioni, violenze e azioni moralmente sbagliate (ogni riferimento a muri di confine e alla chiusura dei porti è puramente casuale).
Ma ciò significa che stiamo assistendo ad un ritorno dei fascismi a livello internazionale? Se per fascismi intendiamo gli orrori di cui siamo stati testimoni in passato, la risposta è no. Il fascismo di Mussolini è morto, così come il nazismo di Hitler e il comunismo di Stalin. Possiamo affermare con certezza che, grazie al modo in cui il mondo ha saputo rinascere dopo la caduta dei fascismi, non ci saranno in futuro regimi autoritari simili a quelli, almeno non appoggiati dal popolo. Il rischio però è quello che i fascismi si ripropongano in altre vesti, sempre che ciò non stia già avvenendo adesso. Perché si sa, gli uomini muoiono e i regimi cadono, ma le idee non moriranno mai. Umberto Eco parlava addirittura di un “fascismo eterno”, ossia di un insieme di pulsioni e inclinazioni appartenenti alla natura umana, che possono, in determinati contesti, manifestarsi nel comportamento di una persona e costruirne la sua ideologia. Cosa possiamo fare dunque, se i fascismi riemergeranno sempre perché appartengono alla nostra natura? L’unica speranza per evitare di ricascarci, di fare diventare potente il pensiero di quel “popolo da bar” di cui si parlava prima sta nel non dimenticare mai le lotte che abbiamo dovuto affrontare per cambiare il mondo in cui fino a poco più di settant'anni fa vivevamo.
Giovanni Calabrese
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