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Stavamo scrivendo la storia, questo però allora non lo sapevamo.


''Ricordo quel giorno come fosse ieri, ho provato tante volte a dimenticarlo, non ci sono mai riuscito. Ho visto troppe persone morire. Quel giorno ce l'ho stampato tutto qui, nella mia testa: le prime barricate, gli scontri con i fascisti e le reazioni disperate delle ultime camicie nere in fuga. Quella notte, la notte prima dell'insurrezione, c'era un silenzio rarefatto. Aspettavamo, ma non sapevamo che cosa, eravamo incollati tutti alle barricate, non riuscivamo nemmeno a respirare. Poi ad un certo punto è spuntato il sole ed era l'alba del 25 aprile. Stavamo scrivendo la storia, questo però allora non lo sapevamo''. Così, negli anni sessanta, un ex partigiano rendeva omaggio al 25 aprile con la sua testimonianza. Erano tanti gli uomini che avevano combattuto per rendere libero questo paese e questo è un fatto certo, noto. Meno noto è il contributo di tante donne che lottando al fianco di questi sfidavano ogni forma di disparità di genere. Questo non è un modo per criticare ancora una volta quanti non sono riusciti a rendere loro omaggio, è solo un modo per ricordarle, per vincere la morte laddove sta avendo la meglio sui loro ricordi. Ricordi che però, circa settantacinque anni dopo, vengono da noi ancora menzionati. Giorno 5 ottobre 2020 ci ha lasciati Carla Federica Nespolo, presidente nazionale dell'ANPI, consigliera di Alessandria, città in cui visse, docente delle scuole superiori e successivamente anche docente universitaria, ex senatrice nelle fila del Partito Comunista Italiano prima e dei Democratici di Sinistra poi. È riduttivo però stilare un semplice elenco di quanto il ''Capitano'', con questo appellativo la ricorda l'ANPI, abbia fatto per il nostro paese. Carla Federica Nespolo aveva solo due anni all’alba del 25 aprile 1945. Grazie allo zio e alla nonna, militanti partigiani, fu sempre immersa in un mondo anti-fascista. ''Era troppo piccola per ricordare'': inmolti penseranno questo, invece di tener conto dell'aria rivoluzionaria che per tutta la sua vita ha respirato a casa, facendo dei racconti dello zio, della nonna e del fratello un esempio nazionale. Questa partigiana non convenzionale è stata testimone di donne a cui non veniva concesso il diritto di studiare, alle quali veniva negata la possibilità di sposare chi desideravano o di quei pochi ''stranieri'' visti tornare pelle e ossa dai campi di concentramento con la morte negli occhi, gli stessi stranieri che l'Italia l'avevano liberata. Vent'anni dopo i The Rokes esplodevano in radio con ''Ma che colpa abbiamo noi'', brano con cui auspicavano un futuro migliore per i giovani di quegli anni, gli stessi anni in cui anche Carla era appena ventenne. Questa donna che per tutta una vita si è battuta per valori e diritti sociali ci ha solo lasciato un imput, lo stesso che di generazione in generazione è nostro compito far si che venga trasmesso. La scomparsa della senatrice che lo stesso Mattarella ha definito ''un dolore per la Repubblica'' deve solo far nascere in noi la voglia di seguire il suo esempio e quello di tante altre donne che ogni giorno fanno grande questo Paese.


Mariaelena Pellegrino



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