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Test D'ingresso Universitari? Sì, ma dal secondo anno

Come tutti ben sappiamo, una delle piaghe che affligge gli studenti che scelgono il percorso di studi universitario è il test di ingresso, la cui preparazione rappresenta un notevole costo per le famiglie.

Proprio quest'anno è dilagato il disappunto riguardo alla difficoltà rivelata dai test, in particolare da quello per l'accesso alla facoltà di medicina, il cui punteggio minimo è calato dal 59,7 del 2017 al 43,2 dell'anno corrente.

Gli studenti hanno vivamente protestato contro un provvedimento legislativo che, secondo la rete degli studenti MEDI, "priva gli studenti della libertà di accedere al corso universitario desiderato", chiedendo al governo di intervenire.

L'attuale Governo, prontamente, ha fatto sapere che già lo scorso anno era stata depositata una proposta di legge, a nome dell'On. Francesco D’Uva, "che poneva requisiti di selezione degli studenti a partire dal secondo anno": quindi, non più una selezione in entrata ma una valutazione successiva.

Il modello a cui puntiamo dovrà prevedere strumenti per verificare le reali attitudini degli studenti e realizzare una corretta valutazione, impossibile da fare al momento del test d’ingresso", spiegano i portavoce del M5S. "Ma per rilanciare il nostro sistema universitario non basta fermarsi qui: è fondamentale anche modificare l’attuale meccanismo delle specializzazioni, velocizzare l’accesso al lavoro e implementare l’alta formazione tecnologico-professionale”.

Sono quindi in esame cambiamenti per l'ammissione universitaria.

Ma la domanda sorge spontanea: esistono strutture in grado di accogliere fra le 60 e le 70.000 matricole ogni anno in sicurezza e sostenerne i costi?

Inoltre, tale modifica è sufficiente per migliorare l'università italiana?

Sarebbe auspicabile, soprattutto, una trasformazione radicale atta a dare agli studenti una preparazione e formazione meno nozionistiche e più pratiche, integrando le lezioni con stage da effettuare direttamente sui luoghi di lavoro, ad esempio:

gli studenti di giurisprudenza con casi pratici nelle aule di tribunale o di studi professionali;

gli studenti di medicina con la frequentazione, sin dal primo anno, di reparti di ospedali e/o cliniche;

gli studenti di economia con la pratica all'interno dell'amministrazione societaria o di studi di commercialisti (fatture, bilanci, ecc.).

Insomma, il modello americano docet!

Antonio Rizza

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