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Under pressure

Diana Biondi, una studentessa di 27 anni, il giorno del suo compleanno, dopo aver detto ai suoi genitori che sarebbe andata all’università, invece di prendere il treno per Napoli si è gettata in un burrone. "Diana era una ragazza tranquilla, riservata"- dichiara chi la conosceva - "nessuno si sarebbe aspettato un gesto del genere". Quando la finiremo con questi cliché? La situazione della salute mentale tra i giovani è drammatica e le etichette sulla "generazione Prozac" sono inutili. A Diana mancava solo un esame di latino per laurearsi in Lettere Moderne, ma non ha retto la pressione. Chi sta ai vertici dello Stato dovrebbe attuare una riforma della scuola invece di rimanere con le mani in mano davanti ad episodi del genere. Questa strage di studenti non può essere ignorata, specialmente alla luce delle difficoltà manifestate da un'intera generazione che sta crescendo con la paura per il futuro. Chiara Gribaudo, educatrice e deputata del Pd, ha scritto su Facebook: “Un Paese che non ti faccia sentire un fallito se non eccelli nella competizione, che non rimanga indifferente verso chi resta indietro. Occorre un cambiamento, in primis culturale, nel mondo dell’istruzione, del lavoro, della società. Meritocrazia è una parola bellissima, ma solo se inserita in un contesto che comprende le necessità, le storie, i percorsi di tutti. Troppo spesso dietro alla narrazione del merito, della competizione a tutti costi, abbiamo costruito diseguaglianze e dolore”. Nelle scuole gli studenti sentono che la loro persona sia giudicata dai voti, ciò a cui pensano non è imparare, ma spiccare tra tutti, non deludere le aspettative degli altri. È facile dire: "quei numeri sono il risultato di una valutazione oggettiva di una prova da parte di un docente, non esprimono il valore di una persona." Ma come si può estirpare dalle giovani menti italiane la convinzione (e la paura) di essere definiti dal giudizio degli altri? Gli studenti, perciò, chiedono dei cambiamenti, ma da troppo tempo le loro richieste vengono ignorate dalla politica, che preferisce parlare di un senso distorto del merito anziché di inclusione, ascolto e supporto psicologico. Queste le parole dell'Unione degli Universitari: "C’è una sofferenza, un’ansia diffusa che viene costantemente ignorata: quando le istituzioni si renderanno conto che è arrivato il momento di cambiare narrazione, intervenendo con risorse e strumenti adeguati di supporto agli studenti?”. La scuola dovrebbe servire a preparare i giovani per il futuro e aiutarli a realizzare i propri sogni, non a farli a pezzi.

Sara Aprile


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