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Vincere le ossessioni


Nel corso della propria vita, purtroppo, può essere esperienza comune quella di percepire pensieri che si manifestano come “manie o fissazioni”: dal chiederci se abbiamo spento il computer o chiuso la porta di casa prima di uscire al dover sistemare alcune cose in un determinato modo. Se la loro presenza è discreta e non interferisce la vita quotidiana, non destano preoccupazione. Tuttavia, quando queste “fisse” diventano frequenti e pervasive, al punto da avere un impatto negativo sullo svolgimento delle attività di tutti i giorni, rappresentano una patologia psichiatrica: il Disturbo Ossessivo Compulsivo, o comunemente abbreviato con il termine DOC. In generale, questo disturbo, diffuso soprattutto nei soggetti più precoci e giovani, è caratterizzato da immagini o impulsi ricorrenti, più precisamente da “ossessioni”, che innescano ansia oppure disgusto in un individuo e lo obbligano ad attuare azioni ripetitive materiali o mentali, ovvero le cosiddette “compulsioni”, per tranquillizzarsi. I sintomi delle persone affette da DOC possono variare, ad esempio, possono sentirsi costretti a lavarsi le mani un numero eccessivo di volte o a controllare ripetutamente se hanno chiuso il gas. Inoltre, un altro aspetto caratteristico di questo disturbo è il bisogno di perfezione: i pazienti possono dedicare ore a riordinare una stanza o a prepararsi per un compito scolastico, ossessionate dal desiderio di trascrivere libri e appunti in modo impeccabile per ottenere un risultato eccellente. L’eziologia di questo malessere, invece, è molto più complessa e perciò non può essere attribuita a una singola causa, sebbene è stato ampiamente accertato che avere genitori o altri membri della famiglia affetti da DOC aumenta il rischio di svilupparlo. Inoltre, la ricerca evidenzia che il disturbo può essere più comune tra le persone che hanno vissuto eventi avversi come bullismo, abusi, violenze, traumi o lutti non elaborati. Il trattamento del DOC di solito richiede un approccio terapeutico combinato, che comprende sia l’uso di farmaci, come antidepressivi, che interventi psicoterapeutici. In particolare, gli psicologi stanno sempre più frequentemente testando la psicoterapia cognitivo-comportamentale, basata su tecniche di esposizione e prevenzione della risposta. Come conclusione,voglio invitarvi a fare una riflessione su tutte le persone che, ingiustamente, soffrono giorno e notte di questi disturbi mentali incontrollabili e ingestibili da un comune essere umano. Vi propongo inoltre di mettervi nei panni di questi individui che, infatti, difficilmente vivono una vita serena e allegra ma soprattutto spensierata.



Emanuele Mussini

 
 

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