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Voti scolastici e disagio giovanile.

  • Immagine del redattore: Scicliceo
    Scicliceo
  • 16 ore fa
  • Tempo di lettura: 2 min

“Leonardo suicida a 15 anni a Senigallia: aveva preso un brutto voto”; “Si butta a 13 anni dal quarto piano per un brutto voto a scuola”; “Pinerolo, ragazzino tenta suicidio per i voti scolatici”; “Prende un brutto voto a scuola, a 14 anni si butta dalla finestra e muore”. Per quanto tempo ancora ci tocca leggere titoli come questi?  È possibile che un voto, un numero, un insuccesso scolastico, possano condurre ragazzi più o meno fragili a compiere gesti così estremi o creare disagi gravi come depressione, ansia e crisi di panico? È possibile che la felicità o l’infelicità dei ragazzi di oggi sia condizionata da un numero?

Per comprendere queste dinamiche è stato necessario puntare l’attenzione sulla maniera in cui crescono i ragazzi di oggi.

Ciò che è emerso da queste osservazioni è che sin dall’infanzia i bambini di questi tempi sono molto condizionati dal parere degli adulti e patiscono una sorta di ansia da prestazione in tutte le attività praticate che sono molteplici e impegnative e che spesso non lasciano spazio al tempo libero e al gioco.

A rendere ancora più insostenibile il peso del fallimento è l’informazione che ricevono i genitori in tempo reale circa l’andamento scolastico dei figli attraverso, ad esempio, il registro elettronico. “I ragazzi vivono come in un acquario, sempre osservati e senza la possibilità di gestirsi problemi e frustrazioni. Prima del registro elettronico e delle notifiche sul telefono della mamma, dovevamo tutti imparare a comunicare ai nostri genitori un brutto voto: scegliere il momento giusto per farlo o decidere di non farlo, assumendoci la responsabilità di provare a recuperare” …” In questo anche la scuola ha molte colpe, troppo spesso ci si preoccupa più di selezionare l’eccellenza che di comprenderne le difficoltà e far crescere tutti. Nella vita non impari mai quando le cose vanno bene, ma quando sbagli, fallisci. … Allora devi provare a rialzarti, a non affondare, a trovare una via di uscita.” (Mario Calabresi “Il tempo del bosco”).

I giovani sin dalla tenera età spesso sono condizionati dal desiderio di apparire e di eccellere, così un insuccesso scolastico viene vissuto non come un modo per crescere, ma come un fallimento che fa perdere automaticamente l’autostima. Sarebbe opportuno invece che le generazioni di oggi abbiano una visione più umana della vita e che capiscano che l’errore o l’insuccesso sia uno stimolo che spinga ad andare avanti e migliorarsi. Bisogna insegnare ai bambini e ai giovani che la bellezza della loro anima non si misura con giudizi o voti e che il fallimento è giusto, umano e parte della bellezza di ognuno.

                                                                                                                           

                                                                                                                            Gloria Mussini

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