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21 chump street: quando i sistemi falliscono.

14 minuti: questa la durata del “one-act musical” di Lin Manuel Miranda sulla vicenda di Justin Laboy. Immagino non conosciate la storia e per evitare di annoiarvi con i dettagli vi racconterò per grandi linee l’argomento centrale del musical, che è ad oggi ancora tristemente attuale.

Justin è un normalissimo ragazzo di appena 18 anni quando conosce Naomi Rodriguez, agente sotto copertura parte della cosiddetta “Operation D-minus”, una missione con lo scopo di debellare l’uso (e abuso) di droghe (leggere e non) dalle scuole superiori. L’operazione ha successo, ma la vita di Justin è sconvolta: Naomi, per portare a compimento la missione, chiede a Justin di procurarle della marijuana, portando il ragazzo a munirsi di una bustina di erba che le consegnerà poco dopo. Lo scopo della ragazza è proprio far sì che Justin le dia la bustina su suolo scolastico e che accetti in cambio $25, così da renderlo ufficialmente uno spacciatore. Dopo una vivacissima serie di telefonate tra “cugini” –il titolo della terza canzone è infatti Cousins – Justin è costretto a fare i conti con la realtà: le forze dell’ordine hanno le prove sufficienti a condannarlo. Sarà questa la sentenza chiave della vicenda: Justin trascorrerà una settimana in prigione domandandosi più e più volte come mai sia stato possibile che Naomi abbia tradito proprio lui, così follemente innamorato di lei, come si evince da brano Epilogue, che chiude il musical in chiave estremamente malinconica. Naomi, infatti, scomparirà poco dopo aver ricevuto la busta e Justin, come anche numerosi altri studenti, sarà costretti a subire i soprusi di un sistema esecutivo che piuttosto che punire i veri colpevoli rende gli innocenti dei criminali.

Altrettanto prolifico sarebbe il dialogo circa la legalizzazione o meno delle droghe leggere, in quantità ben specifiche, per uso personale, ma non ritengo di avere le competenze per esprimermi in materia senza tralasciare nulla o comunque senza fare un vero e proprio copia e incolla delle opinioni altrui.

Parlando invece del cast, esso annovera un totale di sei attori, tra cui compare lo stesso Lin Manuel Miranda nei panni del narratore, personaggio che unisce il pubblico – cui si rivolge a più riprese – ed i protagonisti – con cui ha due colloqui per protagonista (due con Justin e due con Naomi). Miranda stesso mostrò interesse nei casting al tempo, nell’ormai lontano 2014, specialmente nella scelta dell’attore protagonista: un giovanissimo Anthony Ramos, con cui si ricongiungerà sul palco del musical Hamilton, riveste i panni di Justin Laboy. Troviamo poi nel cast originale una già celebre Lindsay Mendez, conosciuta per la sua interpretazione di Elphaba in Wicked e di Jan in Grease (entrambi a Broadway), un acerbo Alex Boniello, poi Gerard Canonico e Antwaun Holley a chiudere il gruppo. Fondamentalmente, quindi, sebbene il musical non raggiunga mai Broadway, risulta una perfetta piattaforma di lancio per alcuni tra i maggiori artisti teatrali statunitensi degli ultimi tempi: basti pensare che, escluso Miranda, tanto Mendez quanto Boniello hanno dopo poco tempo vinto premi Tony e preso parte a fenomeni come Wicked per Mendez e Dear Evan Hansen per Boniello.

In conclusione, quindi, si può facilmente dedurre che il musical, adatto a tutte le fasce d’età, ha come scopo principale la denuncia di tutti quegli atti, davanti cui noi dobbiamo essere tutt’altro che impassibili, che purtroppo ai giorni d’oggi riempiono le carceri e costituiscono abusi di potere: in parole povere, combattere il sistema per evitare fallisca come sta facendo adesso.

Beatrice Inì



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